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Questo articolo è stato pubblicato il 24 gennaio 2013 alle ore 13:55.

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L'Italia è sempre di più la spina nel fianco della Corte europea dei diritti dell'uomo. Anche quest'anno il Rapporto della Corte europea dei diritti dell'Uomo del 2012 fotografa un'Italia da maglia nera. Pur mantenendo il terzo posto nella classifica nera della Corte di Strasburgo con 14.188 ricorsi contro, dopo Russia (28,593) e Turchia (16,897), l'Italia riesce anche a far peggio dello scorso anno quando aveva totalizzato 13.741 ricorsi.

Un numero praticamente raddoppiato in tre anni visto che nel 2009 erano "solo" 7150. Nel 2012 le decisioni della corte che ci hanno riguardato sono state 63 con 36 condanne, come sempre la principale violazione, circa il 50% dei casi, riguarda la lunghezza dei procedimenti (16 condanne), seguita dalle confische non in linea con il rispetto dei principi sulla proprietà privata (13 condanne) e dalle violazioni della Carta per quanto riguarda il diritto alla vita privata e familiare (7 condanne).

Se l'Italia peggiora le sue performance le migliora invece la Corte di Strasburgo che riesce a definire 87.879 procedimenti, il 68% in più rispetto allo scorso anno in cui il numero dei casi "chiusi" era di 52.188.
Un buon rendimento che incide su un arretrato che, per la prima volta dal 1998 fa registrare un calo, anche piuttosto significativo del 16%, passando dalle 151.600 pendenze del 2011 alle 128.100 registrate al 31 dicembre 2012.

Il successo si spiega, in parte, con la stabilizzazione del numero di nuove richieste( 64.400 nel 2011, 65.150 a fine 2012) ma, soprattutto con l'efficacia del sistema del giudice unico che ha "tagliato", solo nel 2012, 81.700 richieste dichiarandole irricevibili o cancellandole dal ruolo. Uno "spazzaneve" che ha permesso alla corte di adottare 1.100 sentenze e 1.800 decisioni.

I cattivi risultati dell'Italia non hanno sorpreso il ministro della Giustizia Paola Severino che, nel corso della visita a Strasburgo conclusa ieri, si era detta consapevole dell'impossibilitò di vedere, nel rapporto di quest'anno i risultati delle riforme strutturali messe in campo, dal filtro in appello alla nuova geografia giudiziaria. Una strada quella delle misure strutturali intrapresa, ma non ultimata. Il Guardasigilli ha sottolineato, infatti, l'importanza di portare a casa altri risultati importanti, a cominciare dalla depenalizzazione dei reati minori e dalla mediazione obbligatoria. Su quest'ultima in particolare, dopo la bocciatura della Consulta, il ministro spera anche nell'aiuto che potrebbe arrivare dalla giurisprudenza delle Corti europee.

Le misure adottate dal Governo Monti incassano intanto il consenso dell'italiano Guido Raimondi, vicepresidente della Corte europea dei diritti dell'Uomo. "Gli interventi dell'Esecutivo uscente hanno grandi potenzialità – afferma Raimondi – ma i benefici si vedranno tra molto tempo e quanto fatto non basta. Intanto l'Italia fa malissimo anche quest'anno. Le violazioni contestate sono le stesse: la lunghezza dei procedimenti, le confische illegittime e la drammatica situazione delle carceri, a cui si aggiunge la violazione del diritto alla vita familiare in alcuni casi di affidamento di minori. So' che il ministro Severino si augura che nella prossima legislatura diventino operative le misure messe in cantiere dal governo Monti. Per quanto riguarda la mediazione – conclude Il vice presidente Raimondi – il timore del ministro è che l'obbligatorietà possa essere in contrasto con l'articolo 6 della Convenzione sul libero accesso alla giustizia. Ma su questo la Corte non si è espressa".

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