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Questo articolo è stato pubblicato il 24 gennaio 2013 alle ore 13:23.

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Renzo Bossi e Monica RizziRenzo Bossi e Monica Rizzi

Il tema dei costi della politica che imperversava prima della campagna elettorale occupa uno spazio marginale, almeno per il momento, nel dibattito pre-voto. Sarà per il fatto che la priorità spettava alla composizione delle liste e all'esclusione degli impresentabili tuttavia non sono state presentate le attese proposte di tagli.

Un'eccezione è costituita dal candidato alla Presidenza della Regione Lombardia Carlo Maria Pinardi di "Fare per fermare il declino" che rilancia il tema con la proposta di dimezzare gli stipendi degli ottanta consiglieri regionali ed eliminare le auto blu.

Una misura che se attuata in base alle stime di Pinardi, professore a contratto di Finanza aziendale all' Università Bocconi di Milano porterebbe a un risparmio di 30 milioni di euro nei prossimi cinque anni solo con il dimezzamento degli stipendi. Un piccolo tesoretto da destinare subito alle persone che vivono maggiormente il disagio sociale in base al principio di giustizia distributiva di chi più a favore di chi meno ha.

Qualcuno potrebbe parlare di proposta demagogica: sarà pure una mossa elettorale ma in ogni caso si parla di risparmi che consentirebbero di "abbassare" a 6mila euro al mese circa lo stipendio dei consiglieri regionali lombardi. Proprio in questi giorni undici di quelli eletti nelle precedenti elezioni hanno fatto la medesima richiesta: riavere i contributi versati ai fini della pensione.

Per i restanti c'è tutto il tempo per fare analoga richiesta nei prossimi sei mesi della entrante legislatura, nel caso non vogliano più attendere il compimento dei 60 anni per ricevere quel famoso vitalizio, salvato dalla caduta anticipata del governo. Per il momento alla tesoreria regionale sono arrivate richieste per un ammontare totale di un miliardo e 648 mila euro, un tesoretto maturato nelle scorse tre legislature.

Si tratta di pretese legittime da parte di chi temendo che in prospettiva possa accadere quello che non ha potuto portare a termine il governo Monti, ossia eliminare i vitalizi, ha deciso di incassare i contributi versati come consentito. Meglio l'uovo oggi che la gallina dalle uova d'oro domani avranno pensato in modo peraltro legittimo e trasparente.

Allora si obietterà qual è il problema? E' un problema di opportunità politica, oltre che di contingenza per una crisi che morde sempre di più le famiglie italiane. Così al problema degli impresentabili in lista elettorale si potrebbe aggiungere quello di certe impresentabili richieste da parte di taluni che nei mesi passati hanno fatto parlare di sé per vicende "rocambolesche".

Tra gli undici che vogliono vedersi restituire subito i contributi previdenziali figurano alcuni dimissionati dal loro stesso partito come Renzo Bossi (55mila euro maturati in meno di due anni) e la sua madrina politica Monica Rizzi (200mila euro maturati in due legislature neanche complete).

Figura anche chi almeno a parole e non solo era contrario ai vitalizi come Gabriele Sola il consigliere Idv che si dimise proprio per non maturare il diritto: i suoi contributi ammontano a circa 75mila euro.

In testa alla classifica al momento figura l'assessore alla cultura dell'ultima giunta Formigoni, Massimo Buscemi con i suoi 358mila euro. Sono cifre esemplificative dei loro contributi portati in questi anni alla Regione mentre non è altrettanto chiaro il tipo di contributo politico portato al Pirellone.

Per cui fa notizia se in questa campagna elettorale un candidato alla Presidenza della prossima legislatura lombarda come Pinardi ponga nuovamente la questione trascurata dei tagli alla casta dei consiglieri.

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