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Questo articolo è stato pubblicato il 24 gennaio 2013 alle ore 13:40.
L'ultima modifica è del 24 gennaio 2013 alle ore 11:47.

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TORINO - La famiglia, le istituzioni, la Fiat, la finanza e lo sport. Ci sono tutti i 'mondi' di Giovanni Agnelli a ricordarlo prima nel Duomo di Torino e poi in Comune a dieci anni dalla morte.

In prima fila il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, insieme ai ministri Grilli e Profumo; accanto, la famiglia Agnelli con John Elkann e gli altri parenti piu stretti (ma non la figlia Margherita). In mezzo alla gente comune, dentro e fuori dalla chiesa e da palazzo civico, e' presente la Fiat del presente - con Sergio Marchionne e Alfredo Altavilla - e quella del passato, quella degli anni dell'Avvocato, con Cesare Romiti, Paolo Cantarella, Paolo Fresco.

Poi la finanza (con il ceo di Intesa, Enrico Cucchiani, rientrato da Davos, Giovanni Bazoli, Giuseppe Vita, Marco Tronchetti Provera, Luca Cordero di Montezemolo, Gabriele Galateri, Giuseppe Vegas) e quindi la Juve, con il capitano Gigi Buffon, l'allenatore Antonio Conte, la squadra Primavera.

«Operare nel cuore della società con senso di responsabilità e con profondo rispetto delle istituzioni è quello che ha contraddistinto Giovanni Agnelli», ha detto Napolitano: «Abbiamo bisogno oggi più che mai di persone di questo tipo, che ci aiutino ad aprirci a visioni di ampio respiro».

Poco prima del capo dello Stato, l'intervento di John Elkann, che ha ricordato l'affetto e il senso di responsabilità del nonno verso Torino, «una città laboratorio che amava particolarmente per la sua capacità di anticipare i tempi». Di qui l'impegno per la Fiat, ma anche per la Juventus, la fondazione Agnelli, e da ultimo per la pinacoteca a lui intitolata, «tutto pensato - ha sottolineato Elkann - per rafforzare l'orgoglio di Torino nel mondo».

«Ho apprezzato le sue qualita di imprenditore e uomo», aveva detto l'arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia: «Percepisco ancra le tracce del suo lavoro e del suo stile: è importante oggi manifestare la gratitudine per quel che ha fatto, valorizzando la capacità di mettere a disposizione le proprie qualità per il bene comune. Due iniziative, poi, ha ricordato in particolare l'arcivescovo: la "conquista" delle Olimpiadi del 2006 e l'ispirazione della facoltà di ingegneria dell'auto al Politecnico. «Torino sta affrontando con intelligenza la crisi - ha concluso - ma ha bisogno di affetto, di simpatia, di idee per tornare a crescere».

Al cardinale Severino Poletto, arcivescovo emerito di Torino, è stato recapitato tramite il cardinal Bertone un messaggio di papa Benedetto XVI: «Una personalità (l'avvocato Agnelli, ndr) che, per oltre mezzo secolo, si impose all'attenzione nazionale e internazionale per le sue notevoli qualità di imprenditore». Nel ricordare «la sua fede cristiana, che ne ha coronato la lunga e feconda esistenza», Benedetto XVI «affida la sua anima alla materna intercessione della Vergine consolata, tanto venerata a Torino, e di cuore imparte la benedizione apostolica».

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