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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2013 alle ore 10:42.

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La corruzione è come la mafia. È una «piaga storica» dice il primo presidente della Cassazione Ernesto Lupo, e come la criminalità mafiosa dà un'immagine negativa dell'Italia nel mondo e «incide pesantemente sulla fiducia dei cittadini verso la pubblica amministrazione e, di riflesso, sull'economia nazionale».

Ecco perché l'approvazione della legge 190 sull'anticorruzione è un segnale indubbiamente positivo, «quali che siano le valutazioni sui nuovi reati e i rilievi critici su persistenti lacune di alcuni gravi fenomeni», come il falso in bilancio e l'autoriciclaggio. Al di là di tutto questo va «dato atto» al Governo, e in particolare «alla determinazione e alla capacità del ministro Paola Severino», di aver spezzato l'inerzia ventennale della politica «che ha finito per alimentare il fenomeno corruttivo».

Riforma positiva ma insufficiente
Prevalgono dunque gli apprezzamenti, nella relazione di Lupo in occasione del nuovo anno giudiziario, sulla riforma varata a novembre per contrastare la corruzione con norme preventive e repressive. Il primo presidente della Cassazione preferisce non entrare nel merito del provvedimento, delle sue lacune e contraddizioni. Aspetti che in questa campagna elettorale sono tornati di attualità persino tra le forze politiche che l'hanno approvata e che ora ammettono che si tratta di una riforma insufficiente. Resta il fatto, secondo Lupo, che l'approvazione della legge rappresenta un'inversione di rotta rispetto «all'indifferenza legislativa» per questo fenomeno, feroce e dannoso come quello mafioso. Negli ultimi 20 anni, infatti, la corruzione politica, economica e amministrativa «è andata crescendo in gravità e diffusione» senza che a questo crescendo corrispondesse, appunto, «alcuna signifcativa reazione politica e legislativa». Prova ne sia che «che si è omesso per 11 anni finanche di procedere alla ratifica della Convenzione penale sulla corruzione fatta a Strasburgo il 27 gennaio 1999, ratifica avvenuta soltanto con la legge 28 giugno 2012 n. 110».

L'impegno del Guardasigilli ferma un trend di indifferenza
Onore al merito della Severino, quindi, che fin dal suo insediamento a via Arenula ha «posto al centro del suo impegno una legge anticorruzione», insiste Lupo, ricordando che «in un Paese di annunci, ma carente di realizzazioni, dobbiamo constatare che la legge promessa è stata approvata ed è entrata in vigore». Perciò, «quali che siano le valutazioni» sui nuovi reati «nessuno può negare» che si interrompe un un trend di inerzia e indifferenza. D'altra parte, premette Lupo, non è l'inaugurazione dell'anno giudiziario la sede opportuna per valutare analiticamente gli effetti di una riforma così complessa, entrata in vigore solo due mesi fa. «L'impatto effettivo» dovrà essere vagliato nella sua applicazione concreta e attraverso l'elaborazione giurisprudenziale.

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