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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2013 alle ore 21:20.
L'ultima modifica è del 25 gennaio 2013 alle ore 17:20.

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(Epa)(Epa)

È di sei morti accertati e diversi feriti, alcuni dei quali in condizioni "critiche", il bilancio aggiornato da fonti mediche degli scontri avvenuti oggi a Suez, in Egitto. Così riesplode la protesta anti-Morsi a due anni esatti dalla Primavera araba che ha rovesciato il trentennale regime di Hosni Mubarak.

Scontri, lacrimogeni e centinaia di feriti
L'Egitto, insomma, è di nuovo in piazza. Il secondo anniversario della rivoluzione è stato segnato da una protesta dilagante. Dal Cairo ad Alessandria a Suez, Port Said, Ismailiya, le principali città egiziane investite dalla furia dei manifestanti, che hanno preso di mira istituzioni pubbliche e sedi della Confraternita. Per tutta la giornata sono risuonati gli spari dei gas lacrimogeni. Oltre 250 il bilancio in serata dei feriti della giornata, che segna il punto più alto delle proteste contro la Fratellanza, il cui presidente è in carica da soli sei mesi.

Alle manifestazioni si sono unite azioni di disobbedienza civile, come il blocco di binari, treni e metropolitana e di ponti sul Nilo al Cairo, ispirate dagli ultras della squadra el Ahly, che per domani aspettano la sentenza per il massacro allo stadio di Port Said dello scorso febbraio. Imputati una settantina di agenti e responsabili delle forze dell'ordine accusati di avere permesso la strage nella quale hanno perso la vita 74 tifosi della squadra, diventata simbolo della rivoluzione.

Le due vicende si intrecciano da vicino e da oggi ha fatto la sua comparsa per la prima volta una versione egiziana dei black bloc, giovani in nero col volto coperto che affermano di voler proteggere i manifestanti dalle cariche della polizia e che oggi sono stati visti sulle strade di Alessandria e del Cairo.

Tutte le proteste sono state accomunate da un unico slogan «abbasso la guida» dei Fratelli musulmani Mohamed Badie, oltre ai cavalli di battaglia della rivoluzione, «Il popolo vuole la caduta del regime». In piazza Tahrir, il simbolo della rivolta egiziana, migliaia di persone si sono radunate mentre a poche centinaia di metri giovani, talvolta giovanissimi, manifestanti, lanciavano pietre oltre uno dei muri di cemento tirati su per impedire alla protesta di lambire il ministero dell'Interno e il Parlamento.

La piazza ondeggia fra slogan e tensioni. Aumenta in maniera esponenziale, secondo le attiviste, il numero di molestie sessuali nei confronti delle donne, mentre un gruppo di black bloc, agile e veloce, fa il suo esordio. Maglietta nera e passamontagna, uno si ferma a parlare. Dice di avere 17 anni.

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