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Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2013 alle ore 11:21.

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foto Afpfoto Afp

Sale a 27 morti il bilancio dei violenti scontri davanti al carcere di Port Said: a scatenare i violenti tafferugli le 21 sentenze di condanna a morte emesse da un tribunale per la strage dello scorso febbraio in cui morirono oltre 70 persone. Dopo la lettura della sentenza, i parenti di condannati hanno tentato di assaltare la prigione in cui sono rinchiusi gli imputati. L'esercito è intervenuto. «È stato deciso di dispiegare alcuni reparti che lavorino per imporre calma e stabilità e proteggere gli edifici pubblici», ha spiegato il generale Ahmed Wasfi in un comunicato pubblicato dall'agenzia di stampa Mena».
Tra i morti anche due calciatori: Tamer el Fahla, ex portiere del Masri, la squadra locale di Port Said coinvolta nel massacro contro i supporter del Ahly, e Mohamed el Dezwi, del Marikh.
Ora la sentenza sulle condanne a morte sarà trasmessa al Gran Muftì, la massima autorità religiosa del Paese che deve autorizzare le esecuzioni capitali.

Lo stadio di Port Said fu teatro di un'autentica battaglia tra i tifosi locali dell'Al-Masry e quelli della squadra cairota dell'Al-Alhy. Nelle successive proteste al Cairo ci furono altri 16 morti. Secondo molti osservatori gli incidenti furono pianificati dalla polizia o da nostalgici di Hosni Mubarak per vendicarsi degli Ultras dell'Al-Ahly che erano stati in prima linea nella rivoluzione contro il Rais.

Scontri al Cairo, i manifestanti chiedono dimissioni di Morsi
Intanto si registrano nuovi scontri al Cairo tra forze di sicurezza e manifestanti antigovernativi. Lo ha riferito l'emittente OnTv, secondo cui la polizia ha usato lacrimogeni per disperdere la folla che si era radunata vicino al parlamento per protestare contro il presidente Mohamed Morsi. La tv ha mostrato le immagini di alcuni dimostranti che hanno lanciato pietre contro le forze di sicurezza.

Sale a nove il bilancio dei morti nel Paese
Ed è salito a 9 morti il bilancio degli scontri di venerdì in tutto il Paese, in cui si registrano 456 feriti. Nove persone sono rimaste ferite a Ismailiya e ben otto, tra cui un poliziotto, a Suez.
Il presidente egiziano, Mohamed Morsi, ha lanciato un appello alla calma. In un messaggio su Twitter, Morsi ha esortato «i cittadini a far propri i valori della rivoluzione, a esprimere le proprie opinioni liberamente e in modo pacifico, rinunciando alla violenza». Il presidente egiziano ha però avvertito che il governo non esiterà a «perseguire i criminali e a consegnarli alla giustizia».

Ieri si commemoravano i due anni dalla rivolta che rovesciò Hosni Mubarak. A Suez sono stati schierati i soldati su richiesta del capo della polizia locale.
I militari hanno distribuito volantini in cui spiegano che la loro presenza é temporanea e finalizzata a garantire la sicurezza. Nel Paese resta altissima la tensione, con l'opposizione laica e liberale che contesta la deriva islamista di Morsi e dei Fratelli musulmani, con l'appoggio dei salafiti.

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