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Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2013 alle ore 18:21.

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Provaci ancora, Sam. O meglio, provaci ancora, Wto. Con la regia del direttore generale della World trade organisation, Pascal Lamy, e del ministro elvetico dell'Economia, Johann Schneider-Ammann, una ventina di ministri si sono incontrati in un vertice informale a lato del Forum economico mondiale di Davos. Obiettivo: stabilire alcuni punti minimi su cui lavorare nei prossimi mesi per un accordo, allo scopo di evitare un fallimento clamoroso per la conferenza ministeriale della Wto, che si svolgerà alla fine di quest'anno a Bali, in Indonesia.

E in effetti dall'incontro è uscita almeno qualche indicazione sui punti minimi. Ne sono stati indicati tre, per l'esattezza: facilitazioni per il commercio mondiale (alias riduzione degli ostacoli), parte dei dossier legati all'agricoltura, situazione dei Paesi meno sviluppati. Non è molto, ma è meglio di nulla, è stato detto da alcuni dei partecipanti. Dopo l'incontro Lamy e Schneider-Ammann hanno sottolineato che un successo a Bali almeno su questi punti terrebbe aperta la via per nuovi negoziati Wto, anche per quel che riguarda il famoso Doha Round sull'ulteriore liberalizzazione del commercio globale, che si trascina ormai da anni. Nonostante i molti accordi commerciali bilaterali nel mondo e nonostante le difficoltà dell'interminabile Doha Round, la Wto e il multilateralismo sono vivi e procedono, seppur tra ostacoli, hanno ribadito Lamy e Schneider-Ammann. All'incontro di Davos hanno partecipato tra gli altri i ministri o i delegati economici di Ue, Usa, Giappone, Brasile, Russia, India, Cina, Indonesia, Sudafrica, Canada, Australia, Nigeria. Dalle nevi della cittadina svizzera di Davos parte un appello che tenta di arrivare sino alle acque calde dell'Indonesia, il dicembre prossimo.

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