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Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2013 alle ore 15:22.

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Brutte notizie per l'export di mezzi militari italiani. Mosca ha annunciato che non acquisterà e blindati Centauro del consorzio Iveco Oto Melara e non acquisterà altri veicoli protetti Iveco Lince. Una doccia fredda per le aziende italiane coinvolte in un programma bilaterale di cooperazione militare che aveva visto l'esercito russo interessato ad acquisire anche le sofisticate tecnologie "made in Italy" del programma "soldato futuro".

Ad annunciare lo stop ai programmi di acquisizione di mezzi italiani è stato il comandante in capo delle forze di terra, generale Vladimir Chirkin che ha esortato l'esercito a "concentrarsi sui produttori nazionali". L'industria militare russa aveva mal digerito la decisione di acquistare veicoli militari italiani e navi da sbarco francesi (le Mistral) anche se da produrre in stabilimenti russi. I blindati pesanti Centauro sono da mesi in valutazione sperimentale nella base di Kubinka mentre i Lince (che l'anno scorso hanno sfilato sulla Piazza Rossa) sono stati ordinati due lotti per 1.775 esemplari destinati a salire a 3mila entro il 2015 per equipaggiare i reparti di fanteria con un veicolo in grado di resistere all'esplosione di mine e ordigni improvvisati. Nelle prove il Lince, testato con successo in Afghanistan, si era rivelato superiore al GAZ-330 Tigr ma il ministro della Difesa, Sergey Shoigu, ha ordinato una nuova gara e nuovi test comparativi tra i due veicoli cedendo così alle pressioni dell'industria militare nazionale e soprattutto di GAZ che ha sviluppato una nuova versione del suo veicolo nota come "Tigr M" che pare sia "ispirata" a molte delle soluzioni tecnologiche adottate dal mezzo italiano.

Il fabbisogno dell'esercito russo per questo tipo di veicoli è di 5 mila esemplari e GAZ vorrebbe aggiudicarsi la commessa per 3.500 unità da affiancare ai 1.500 Lince già ordinati anche se disporre di due mezzi diversi non faciliterà certo la logistica dell'esercito di Mosca.
L'accordo italo-russo ha un valore di quasi 800 milioni di euro (questa la cifra stanziata da Mosca per l'intero programma) ed era stato firmato nel dicembre 2011 dopo gli accurati test effettuati su 4 Lince. I primi 57 veicoli sono stati assemblati l'anno scorso in Russia nello stabilimento Kamaz di Voronezh mentre gli altri verranno assemblati in una nuova fabbrica in Tatarstan con una capacità di 500 veicoli all'anno dove nel 2014 i componenti realizzati in Russia saranno circa la metà del totale. Il costo medio di un Lince varia dai 300 mila ai 500 mila euro a seconda delle versioni e degli equipaggiamenti imbarcati mentre il Tigr viene definito dalla GAZ "più economico del 70 per cento".

A indurre il Ministero della Difesa russo a recedere dall'accordo con l'Italia (a pochi mesi dagli scandali che hanno portato a fine novembre scorso al siluramento del ministro Anatolij Serdjukov) non sembra esserci solo lo slogan "buy russian" ma potrebbe aver contribuito anche il raffreddamento dei rapporti tra Roma e Mosca verificatosi nell'ultimo anno dopo le cordiali intese tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin. Come fanno notare fonti vicine agli ambienti diplomatici Mosca ha giudicato la politica estera italiana del governo Monti eccessivamente appiattita sulle posizioni di Washington specie riguardo alle crisi in Iran e Siria ritenute strategicamente più rilevanti dai russi.

Il taglio della commessa dei Lince e la rinuncia russa ad acquisire i Centauro si aggiungono ai due smacchi subiti recentemente dall'export militare italiano negli Stati Uniti dove il Pentagono ha tagliato il programma per i cargo tattici C-27J di Alenia Aermacchi fermando l'ordine a 21 esemplari (per i quali sono stati spesi 1,6 miliardi di dollari) invece dei 38 previsti dopo un taglio che aveva già decurtato l'ordine iniziale per 78 esemplari. Una decisione non certo basata su fattori di economicità considerato che l'impiego dei C-27J è molto memo costoso rispetto ai quadrimotori C-130 di Lockheed Martin e agli elicotteri Boeing CH-47. Gli Stati Uniti hanno cancellato anche il programma relativo alla fornitura alle forze aeree afghane del predecessore del C-27J, il velivolo da trasporto italiano G-222 in passato adottato anche dagli statunitensi e del quale sono stati ammodernati 20 esemplari 16 sei quali già a Kabul.

Washington lamenta la scarsa operatività dell'aereo anche se la disponibilità giornaliera di 8/10 aerei su 16 presenti a Kabul non sembra certo scandalosa se si considerano le manutenzioni e l'ancora incompleto addestramento dei tecnici afghani. La decisione del Pentagono di non rinnovare il contratto per i G-222 pare infatti pretestuosa anche perché per il programma sono già stati spesi 596 milioni di dollari e il blocco del contratto consentirà di risparmiarne solo 60 perdendo però la capacità di degli afghani di impiegare i velivoli. Non è un caso che il Pentagono punti a sostituire i 20 G-222 con 4 C-130 di Lockheed Martin in ossequio a principio obamiano "buy american".

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