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Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2013 alle ore 09:49.

Oltre la gloria, a un passo dal mito, a poco meno di due dalla leggenda. Oggi José Mourinho compie 50 anni e tutto il mondo spegne le candeline in suo omaggio. Mezzo secolo, e che sarà mai. Il tecnico portoghese che ha conquistato onori e successi alla guida di squadre che, con lui, grazie a lui, sono diventate quasi imbattibili, ha ancora una voglia matta di predicare il verbo del pallone sui campi più importanti del pianeta. "Mi mancano almeno altri venti anni di carriera e tante cose possono succedere", ha detto ieri ai microfoni di Rai Sport. Potrebbe succedere, ad esempio, che un giorno torni in Italia per riprendere il suo posto sulla panchina dell'Inter? "Perché no…", risponde lui, l'imbeccata che vale un sorriso grande così per tutti i tifosi neroazzurri.

"I think I'm a special one". Estate 2004. Jose Mourinhò sbarca a Londra per iniziare una nuova avventura come allenatore del Chelsea e mostra alla stampa le carte del suo destino. Arriva dal Porto, squadra con la quale ha fatto incetta di trionfi e trofei. Roba da fenomeni, anzi, da Special one. In meno di tre stagioni, Mourinho ha messo in bacheca due campionati, una Coppa nazionale, una Supercoppa portoghese, ma anche e soprattutto una Coppa Uefa e una Champions League. Porto torna a essere la capitale del calcio europeo a vent'anni di distanza dalle magie dello squadrone guidato da Artur Jorge. Se non è un miracolo, poco ci manca. Da assistente di Bobby Robson allo Sporting Lisbona alle platee degli stadi più prestigiosi d'Europa. In meno di dieci anni, Mourinho da Setubal brevetta la ricetta per scrivere la storia.

Le sue imprese convincono il patron dei Blues, Roman Abrahmovic, a strapparlo a peso d'oro dal club dei Dragões. Tredici milioni di euro, a tanto ammonta la penale prevista dai dirigenti portoghesi per dare il via libera alla partenza del fenomeno. Abrahmovic paga e spera che l'affare non si riveli un bluff. Tempo qualche mese e arriva la conferma che non avrebbe potuto scegliere meglio. Il Chelsea di Mourinho sbanca la Premier League con un ruolino di marcia da record e vince il campionato. A Londra, nel quartiere dei Vip, è festa grande per lo scudetto che mancava da 50 anni. Ed è soltanto l'inizio.

Perché in rapida successione arrivano Coppa di Lega e Community Shield. E poi ancora, un altro titolo nazionale, un'altra Coppa di Lega e una Coppa d'Inghilterra. Londra è ai suoi piedi. Ma l'idillio non dura a lungo. Abrahmovic vuole che il Chelsea raggiunga le vette del pallone continentale e Mourinho, complice il doppio sgambetto del Liverpool, non riesce a far felice il suo presidente. Nel settembre 2007, nel bel mezzo di una nuova stagione, la separazione consensuale che trasforma il quotidiano dei tifosi interisti.

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