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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2013 alle ore 16:19.

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L'ombra di una nuova manovra innesca un nuovo scontro tra Monti e il segretario generale della Cigl Susanna Camusso. Intervenuto alla trasmissione televisiva Omnibus su La7, il presidente del consiglio ha escluso una manovra correttiva, ma ha anche aggiunto: dipende dall'esito del voto e per le riforme parla di una grande coalizione. Non ci sta la sindalista, che ha avvertito il professore: non deve minacciare una nuova manovra ma fare chiarezza sull'effettivo stato di salute dei conti pubblici. Su questo punto il segretario del Pd Pier Luigi Bersani aveva parlato nei giorni scorsi di «polvere sotto il tappeto». Insomma, oltre alle ricette fiscali quello della salute dei conti dello Stato diviene a colpi di dichiarazioni argomento da campagna elettorale.

Camusso: i conti non sono in ordine (o non) in ragione del voto
L'uscita sulla necessità di una nuova manovra è, a parere di Camusso, una minaccia agli elettori. «Benchè dimissionario - ha affermato la sindacalista - dovrebbe ricordarsi di essere il presidente del Consiglio, quindi dovrebbe rispondere su a che punto lascia i conti del Paese e non può sostenere che la manovra ci può essere o no a seconda di chi vince anche perchè appare un messaggio minaccioso agli elettori». Parlando a margine di un'iniziativa con la Fp-Cgil sui beni culturali, Camusso ha affermato: «Devo dire che appare un messaggio minaccioso agli elettori, anche se non si capisce quale sia la minaccia: i conti sono in ordine o non sono in ordine? Delle due ci dovrebbe dire qual è, visto che i conti non possono essere in ordine o in disordine in ragione del voto, che deve comunque essere libero». C'è poi il nodo delle risorse che la riforma del fisco potrebbe liberare per la crescita. «Se il presidente Monti pensa che ci siano nel giro di due anni 30 miliardi di risorse disponibili - ha proseguito - vorrei chiedergli come mai non sono investite sul lavoro e per fare politiche che ci permettano di uscire dalla crisi adesso, invece di aspettare il dopo elezioni».

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