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Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2013 alle ore 12:56.
«Sul tema delle vacanze scolastiche la bozza sulla proposta di riforma del mercato del lavoro non interviene». Pietro Ichino, uno degli autori insieme a Giuliano Cazzola del piano di riforma welfare-lavoro dell'Agenda Monti, interviene ai microfoni di Radio 24 . «La bozza - spiega - nel suo testo definitivo, che verrà presentato tra poche ore, forse già domani non contiene il capitolo sulla scuola, che è oggetto di elaborazione di un gruppo di lavoro diverso». Insomma, tra le righe, sembrerebbe di capire che l'Agenda Monti sul tema della scuola sta prendendo tempo.
Ieri, infatti, dopo l'annuncio di un giro di vite sulle vacanze scolastiche estive da tre mesi a un solo mese, la levata di scudi degli insegnanti e dei loro sindacati deve avere fatto rallentare il progetto di restyling. La bozza, ancora in via di correzione, non lasciava spazio alla fantasia. «Va ipotizzata - si legge a riguardo del capitolo scuola - una riforma del calendario scolastico in modo da limitare ad un mese le vacanze estive. Questa misura non vuole andare ad aggravare il lavoro degli insegnanti, ma modernizzare un sistema che penalizza i genitori lavoratori».
Nella bozza si legge ancora: «Le attività sportive, di recupero, alternative e per la comunità possono trovare più spazio se la scuola rimane aperta 11 mesi l'anno, incoraggiando ogni istituto ad essere autonomo nella scelta dell'impiego per il tempo in più». Queste dichiarazioni hanno sollevato l'ira dei sindacati che più che il provvedimento in sé contestano la logica di sottofondo. La scuola non è un parcheggio, o una baby sitter - fanno sapere - e le attività di studio non possono essere subordinate alle esigenze dei genitori che lavorano. Sulla stessa linea anche l'Unione italiana genitori. «Le scuole non sono strutturate per ospitare i ragazzi nel periodo estivo, specie da Roma in giù».
A questo punto il provvedimento è congelato, sembrerebbe di capire. Ma non è del tutto chiaro se i suoi contenuti verranno semplicemente riversati in un altro contenitore, diverso da quello che contiene il piano di riforma del lavoro, o cancellati del tutto.
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