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Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2013 alle ore 17:31.

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I poliziotti responsabili della morte del diciottenne ferrarese Federico Aldrovandi, condannati dalla Cassazione per omicidio colposo, entreranno in carcere. Anche se solo per sei mesi: la pena che rimane loro da scontare, tolti i tre anni cancellati dall'indulto. Il Tribunale di Sorveglianza di Bologna ha deciso così per Paolo Forlani, Monica Segatto e Luca Pollastri che all'alba del 25 settembre 2005 tolsero la vita ad Aldrovandi, in un parco nei pressi dell'Ippodromo a Ferrara, durante un'azione di controllo repressiva e violenta.

Con loro c'era anche un quarto poliziotto, Enzo Pontani, che sarà giudicato a fine febbraio. A decidere se radiare dal servizio gli agenti o se semplicemente sospenderli, saranno invece i consigli provinciali di disciplina delle questure del Nord Italia, dove i quattro sono in servizio. Con il provvedimento di carcerazione, però, un licenziamento definitivo diventa più probabile. «È l'atto finale di un lungo percorso che non poteva avere, secondo giustizia, mèta diversa», commenta Fabio Anselmo, difensore della famiglia. «Ora il mio pensiero va a Patrizia e Lino, Ilaria Cucchi e Lucia Uva. Questo è un segnale che la giustizia è uguale per tutti». Patrizia Moretti e Lino Aldrovandi sono i genitori di Federico. «Non so se ridere o piangere», dice la madre. «È dall'appello del 2009 che aspetto che gli assassini di mio figlio vadano in carcere. È stato fatto un piccolo passo verso la giustizia. Spero che i colpevoli vengano presto licenziati. Chi uccide un ragazzino indifeso non è degno di portare la divisa». «Questa sentenza non ci rende felici perché Federico, comunque, non ce lo potrà mai restituire nessuno, ma siamo soddisfatti e spero che sia di monito a tutte le forze dell'ordine», commenta il padre del ragazzino ucciso.

Il Tribunale, presieduto dal giudice Francesco Maisto, ha respinto il ricorso degli avvocati dei condannati, che avevano chiesto il loro affidamento in prova ai servizi sociali per i sei mesi da scontare o, in alternativa, gli arresti domiciliari. Entrambe le richieste sono state respinte. Alla base delle decisioni del Tribunale, due motivazioni sopra tutte: gli agenti delle volanti nell'intervento per bloccare Federico Aldrovandi violarono una serie di protocolli. Ad esempio usarono i manganelli sul ragazzo con tale forza da romperli, mentre il loro utilizzo non è previsto in situazioni del genere. In secondo luogo non hanno mai mostrato dispiacere o pentimento per la morte del giovane e anzi, uno di loro, Paolo Forlani, ha anche insultato la madre di Aldrovandi. Di recente ha chiesto scusa per quest'ultimo affronto ma mai per la morte di Federico. La Corte di Cassazione, nel pronunciare a giugno la condanna definitiva per i quattro agenti, ha parlato nelle sue motivazioni di condotta «sproporzionalmente violenta e repressiva». Gli arresti dei tre poliziotti avverranno, secondo le indiscrezioni, già nelle prossime ore.

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