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Questo articolo è stato pubblicato il 30 gennaio 2013 alle ore 22:39.

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NEW YORK – L'economia americana si è piegata sotto i colpi di incertezze fiscali che hanno proccupato le aziende, tagli alla spesa pubblica e infine un uragano, Sandy, che ha lasciato in eredità danni per decine di miliardi. Il prodotto interno lordo degli Stati Uniti, a sorpresa, si è contratto dell 0,1% nel quarto trimestre dell'anno scorso, una secca battuta d'arresto rispetto al 3,1% del terzo trimestre e al già debole 1% atteso in media dagli analisti. Era da tre anni e mezzo che non si verificava uno scivolone del Pil nel Paese, dai giorni della ripresa dalla grande cirsi finanziaria.

La Federal Reserve, che ha riunito martedì e mercoledì i vertici di politica monetaria, ha risposto confermando la sua strategia di stimolo. Una ricetta fatta di tassi di interesse vicini allo zero, fino a quando la disoccupazione non sarà tornata sotto il 6,5% (è al 7,8%), e di quantitative easing al passo di 85 miliardi di dollari di acquisti di bond al mese, probabilmente fino a fine anno. "L'economia ha subito una pausa negli ultimi mesi", ha denunciato la Fed. La brusca frenata dell'economia, anche si trattasse solo di un malessere passeggero e non di una nuova impasse, dovrebbe rafforzare la mano della maggioranza della Banca centrale che intende rinviare qualunque ritiro delle manovre straordinarie pro-crescita.

I dati negativi sul Pil condizioneranno anche il dibattito politico sui deficit. Il capoeconomista della Casa Bianca Alan Krueger ha cercato di rassicurare sulle condizioni di fondo dell'economia, sottolineando l'impatto nel quarto trimestre 2012 dei fattori straordinari e le frequenti revisioni alle quali sono soggette le iniziali stime sul Pil. Ha sottolineato che l'economia è comunque cresciuta del 7,5% negli ultimi 14 trimestri e che anche nei dati odierni affiorano segnali di tenuta, dai consumi all'immobiliare. Ma ha invitato il Congresso a dar vita a un budget sostenibile "in modo responsabile", che non incrini cioè la crescita nel breve periodo, e a preservare "investimenti cruciali nell'economia che promuovano crescita e occupazione".

Tra ottobre e dicembre uno dei principali shock all'economia è arrivato dalla spesa federale, caduta del 15%, la flessione più significativa dal 1973. La spesa militare, in particolare, in previsione di tagli automatici possibili qualora il Fiscal Cliff non fosse stato superato da compromessi in extremis poi accaduto, ha subito un crollo del 22,2%, il più drastico in 40 anni, senza il quale l'economia sarebbe in realtà cresciuta di oltre l'1 per cento. La spesa pubblica complessiva, compresa quella locale, è scesa del 6,6% e ha cancellato oltre 1,33 punti percentuali dal Pil. La riduzione delle scorte di magazzino ha sottratto altri 1,27 punti percentuali, portando la zavorra di queste due voci a 2,6 punti precentuali. Anche l'export, forse la voce più proccupante per il futuro, ha danneggiato l'espansione: è sceso del massimo in quasi quattro anni, il 5,7%, davanti alla fragilità europea e a rallentamenti della crescita in Cina. Il governo, pur senza poter ancora quantificare le ripercussioni sul Pil dell'uragano Sandy, ha inoltre citato stime di devastazioni per 44 miliardi di dollari.

La contrazione trimestrale non ha tuttavia cancellato la crescita messa a segno dall'economia americana nell'intero 2012, pari al 2,2% e in accelerazione rispetto all'1,8% del 2011. Segni potenzialmente incoraggianti non sono mancati: la spesa per i consumi personali è aumentata del 2,2%, più dell'1,6% del terzo trimestre. Il mercato immobiliare ha evidenziato un aumento del 15,3% negli investimenti residenziali. E gli investimenti aziendali, a loro volta, sono aumentati al passo dell'8,4 per cento. Alcuni analisti hanno a loro volta reagito senza nervosismo ai dati: "E' la miglior contrazione nel Pil che si possa immaginare _ ha detto Paul Ashorth, di Capital Economics _ Gli effetti della spesa militare e della scorte sono una tantum". Le incognite fiscali, però, restano aperte e la disccupazione elevata, rendendo obbligatoria la cautela.

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