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Questo articolo è stato pubblicato il 30 gennaio 2013 alle ore 06:37.

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Alfano richiama lo scandalo
della Banca Romana
Quasi quattro ore di dibattito serrato, un fuoco di fila di interventi e domande, con la presenza diretta nell'aula delle commissioni riunite di Camera e Senato di alcuni dei leader dei partiti. Presenza insolita ma non casuale, data la rilevanza che il caso Mps sta avendo sulla campagna elettorale. Il segretario del Pdl, Angelino Alfano esordisce con un richiamo storico, evocato più tardi dallo stesso Tremonti: lo scandalo della Banca Romana che nel 1893 travolse la sinistra storica. «Il Paese ci guarda e tutti comprendono che siamo dinnanzi a un grande scandalo, come quello della Banca Romana. Siamo garantisti convinti, ma pretendiamo in sede politica l'accertamento di ogni responsabilità e la massima trasparenza su operazioni che possono aver favorito tangenti miliardarie».
Serve una commissione
d'inchiesta
Da qui la reiterata richiesta di una commissione d'inchiesta che accerti la verità sull'intera vicenda: «Da ora e nelle prossime settimane e mesi non lasceremo passare un solo giorno senza porre domande». Accertare la verità, dunque, perché «non può esserci una vagonata di solidi pubblici senza che prima non siano state appurate le responsabilità». Responsabilità degli ex vertici della banca senese, e del Pd, nel mirino degli avversari politici. La replica è del vice capogruppo del Senato, Luigi Zanda, che defende l'operato del Partito democratico e rilancia la palla nel campo del Pdl: «Per argomenti così delicati non serve la politica politicante, e tanto meno la campagna elettorale». Una presa di posizione che riecheggia quanto, a più riprese, ha sostenuto in questi giorni il segretario e candidato premier del Pd, Pier Luigi Bersani: «Il Pd fa il Pd, le banche fanno le banche». Zanda condivide il richiamo di Grilli: «Serve un'attenzione esclusiva per gli interessi generali. Per questo mi ha stupito l'intervento dell'onorevole Alfano che ha mostrato di non interrompere la campagna elettorale su un tema tanto delicato, e di volerla proseguire anche in Parlamento». La realtà è che «l'inchiesta in corso merita rispetto. Le decisioni dei magistrati si rispetteranno, così come quelle del management della banca su eventuali azioni di responsabilità».
Prende la parola il leader centrista, Pier Ferdinando Casini che dedinisce "impeccabile" la relazione del ministro Grilli e replica così ad Alfano: «A volte le commissioni d'inchiesta rischiano addirittura di essere depistatorie rispetto all'autorità giudiziaria. Da ex presidente della Camera sono sempre stato contrario alla proliferazione di commissioni di inchiesta». La campagna elettorale espaspera i toni dello scontro, ma per Casini la questione va posta diversamente: «Noi siamo i rappresentanti degli italiani, possiamo proseguire sull'elemento campagna elettorale, oppure cercare di ragionare serenamente sulla vicenda Mps: io seguo la mia strada, quella di non utilizzare questa riunione così importante nel falò elettorale».
Per Brunetta è
una nazionalizzazione di fatto
Renato Brunetta, dal Pdl, rincara la dose: «Quella del Monte dei Paschi rischia di diventare una «nazionalizzazione occulta». Affermazione alla quale Grilli replica con un secco «no. Spero che paghino presto». «Fermiamo questa erogazione di Monti-bond, analizziamo cosa sta succedendo e, nel caso, nazionalizziamo Mps, azzeriamo i vertici di Banca e Fondazione che diventano quindi dello Stato», ribatte Brunetta che giudica la relazione di Grilli «piena di giochi di parole». Il presidente Conte disciplina i lavori, prova a smussare i toni, non mancano le interruzioni tra richieste di interventi fuori programma e richiami all'ordine dei lavori. Interventi vengono autorizzati anche dopo la replica di Grilli, come quello del senatore Elio Lannutti, del Gruppo Misto-Unione democratica consumatori: «Come si è potuto creare un buco da 15,4 miliardi di euro, se la vigilanza bancaria ha funzionato?»
Per quale motivo - chiede il capogruppo dell'Idv alla Camera, Antonio Borghesi - il Governo Monti non ha risposto alle sue interrogazioni sulla vicenda Mps, «e per quale ragione gli ordini del giorno di Italia dei Valori, con i quali si chiedeva di informare il Parlamento entro tre mesi sull'ammontare dei derivati in possesso del Monte dei Paschi, sono stati respinti anche con il voto di Pd, Pdl e Udc?».
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