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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2013 alle ore 18:13.

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Abu OmarAbu Omar

Jeff Castelli, ex capo della Cia in Italia, è stato condannato dalla Corte d'Appello di Milano a 7 anni di carcere nell'ambito del processo stralcio di secondo grado sul sequestro di Abu Omar, l'ex imam della moschea di viale Jenner. L'agente dei servizi segreti Usa era stato prosciolto nel processo di primo grado per l'immunità diplomatica, così come erano stati prosciolti altri due agenti Cia oggi condannati a 6 anni.

Abu Omar, accusato di terrorismo, fu rapito il 17 febbraio del 2003 da un commando di agenti della Cia nei pressi della moschea di viale Jenner e trasferito in carcere in Egitto, dove secondo la sua testimonianza sarebbe stato torturato nel corso degli interrogatori ed é stato detenuto per anni senza che venisse formalizzata alcuna accusa.

Lo scorso mese di settembre la Cassazione aveva confermato la condanna definitiva per 23 agenti della Cia e aveva deciso un nuovo processo per gli ex vertici del Sismi, Nicolò Pollari e Marco Mancini, che erano stati prosciolti dai giudici per aver opposto il segreto di stato, recentemente confermato dal governo Monti.

Pio Pompa rinviato a giudizio
Pollari e l'ex funzionario del Sismi, Pio Pompa, sono stati prosciolti intanto dall'accusa di peculato e di violazione di corrispondenza dal Tribunale di Perugia. Pompa è stato invece rinviato a giudizio per possesso ingiustificato di mezzi di spionaggio e il processo inizierà il 17 ottobre prossimo davanti alla Corte d'Assise del capoluogo umbro. Gli si attribuisce il possesso di cd e dvd con documenti atti a fornire notizie che nell'interesse della sicurezza dello Stato dovevano rimanere segrete», tra cui anche materiale relativo proprio al caso Abu Omar.

Il difensore di Pompa, l'avvocato Nicola Madia, si è comunque detto «certo» del trasferimento a Roma del processo per questioni di competenza. Nei supporti informatici dei quali Pompa - secondo l'accusa - è stato trovato in possesso figuravano tra l'altro notizie relative a «vicende militari e in materia di terrorismo internazionale». Riguardanti anche Abu Omar ed altri casi di «consegne speciali», nonché l'esistenza di centri di detenzione «speciali» per operazioni di «extraordinary renditions». I documenti - sempre in base all'accusa - erano inoltre relativi anche alla situazione in Costa d'Avorio, Iraq e Libano, nonché all'attività anti-terrorismo.

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