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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2013 alle ore 21:17.

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Botta e risposta con sottofondo politico tra il ministero dei Beni culturali e la fondazione Maxxi, il museo di arte contemporanea della capitale. Tema del contendere "Girlfriend in a coma", il film realizzato da Bill Emmott, ex direttore dell'Economist, insieme alla giornalista e regista Annalisa Piras e che racconta lo stato del Belpaese. La pellicola sarebbe dovuta essere proiettata in anteprima al Maxxi il 13 febbraio, ma è arrivato l'alt dei vertici del museo (ovvero da Giovanna Melandri). Con conseguente scia di polemiche e proteste.

L'alt del museo
L'evento deve slittare a dopo le elezioni - ha fatto sapere il Maxxi - perché il museo, che è «un'istituzione pubblica nazionale vigilata dal ministero dei Beni culturali, secondo un prassi consolidata e già attuata in altre occasioni, in campagna elettorale non può ospitare manifestazioni che, seppur promosse da soggetti esterni, a qualunque titolo potrebbe essere connotate da valenza politica».

La risposta del ministero
Il comunicato del museo faceva intendere di aver agito in sintonia con il ministero dei Beni culturali. E invece da via del Collegio Romano è arrivata una formale smentita: il ministero «non ha dato disposizioni in merito alla proiezione del documentario». Aggiungendo che «il Maxxi è una fondazione di diritto privato le cui decisioni sono assunte dagli organi competenti».

Da Melandri nessun dietrofront
Giovanna Melandri, presidente del Maxxi ed ex parlamentare (nonché ex ministro dei Beni culturali), tiene duro. «Mi dispiace per Emmott e per le proteste, ma non cambio idea: ho detto "no" all'anteprima perché sono convinta che sia mio dovere tenere fuori la campagna elettorale dal Maxxi, che è un museo pubblico, finanziato dai contribuenti».

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