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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2013 alle ore 19:12.

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La locandina del filmLa locandina del film

In tempo di campagna elettorale, questa film non s'ha da vedere. Girlfriend in a Coma, il documentario sulla buona e sulla cattiva Italia firmato dall'ex direttore dell'Economist Bill Emmott e dalla giornalista e regista Annalisa Piras, non sarà proiettato per la prima volta in Italia il 13 febbraio presso il Museo nazionale delle arti del XXI secolo (Maxxi) di Roma, come previsto.

Emmott spiega che, citando ferree disposizioni del ministero delle Attività Culturali da cui dipende, il Maxxi ha comunicato agli organizzatori dell'anteprima italiana di essere stato costretto a spostare la proiezione a dopo le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio. Il giornalista dal profilo twitter promette tuttavia che farà di tutto perché il film sia comunque visto in Italia.

«Disposizioni della presidente della Fondazione, che si fanno interpreti delle indicazioni assai rigorose dateci dal Mibac - socio unico della Fondazione ed Autorità Vigilante sul nostro operato - non ci consentono di ospitare nello spazio del museo qualunque iniziativa che possa essere letta secondo connotazioni politiche, nell'imminenza della competizione elettorale», ha spiegato il museo in una nota. Attraverso il proprio account Twitter, Emmott ha immediatamente parlato di censura.

In serata la conferma arriva proprio dalla presidente della Fondazione, Giovanna Melandri, ex deputata del Pd. «Mi dispiace per Emmott e per le proteste, ma non cambio idea: ho detto no all'anteprima di Girlfriend in coma il 13 febbraio perché sono convinta che sia mio dovere tenere fuori la campagna elettorale dal Maxxi, che è un museo pubblico, finanziato dai contribuenti». Di rimando il ministero nega di avere espresso un veto. E il giallo si infittisce.

Sul profilo twitter Melandri ha replicato ulteriormente a Emmott («posticipare non è bandire! vi aspettiamo al Maxxi con piacere dopo le elezioni) oltre che al direttore della Stampa, Mario Calabresi, che le ha preannunciato l'intenzione di organizzare la prima italiana del documentario proprio nella sede del giornale torinese. «Faresti bene Mario. Noi aspettiamo Bill Emmott dopo il 26. Il Maxxi a differenza de La Stampa è un'istituzione pubblica»

«Sono attonito davanti a questa terribile e calzante dimostrazione della tesi centrale di 'Girlfriend', cioè, che il declino italiano stia rapidamente giungendo al punto di non ritorno», commenta Emmott al Sole24Ore.com. «Siamo sotto choc - ha dichiarato Piras - Una tale violazione della libertà di espressione da parte di una istituzione che dovrebbe proteggerla, un museo delle arti del XXI secolo, ci porta dritti ai tempi del Minculpop. Se il film non verrà immediatamente riprogrammato possiamo veramente dire che l'Italia non è più un paese democratico».

Certo è che nel proprio documentario, già presentato in altre città europee tra cui Londra l'ex direttore del più famoso settimanale inglese non si era risparmiato nel ritrarre l'ex premier Silvio Berlusconi, oggi nuovamente in campo per le prossime politiche.

«Berlusconi in pensione? Non ci ho mai creduto. È troppo dipendente dalla politica e ha interessi economici forti da difendere. Monti? È sceso in campo perché vuole avere un impatto a lungo termine sulla crisi italiana. Putroppo però dovrà scendere a compromessi con un gruppo di persone molto eterogenee», aveva commentato Emmott. Che non si risparmia neanche nel commentare la decisione del Maxxi.

«L'abuso, letteralmente la sospensione della cultura e della libertà della parola per semplice convenienza elettorale, senza nemmeno il conforto di una legge, è tale da togliere il fiato. Invitiamo pertanto i twitterati a twittare, i Facebookers a bookerare e chiunque - categoria che ci auguriamo comprenda pure il giornalismo professionale - ad alzare la propria voce», spiega il direttore.

Per il momento, manca una nuova data per la proiezione del documentario, il cui arrivo in Italia era stato anticipato da un'onda di recensioni e commenti arrivati dall'estero attraverso i social media. Si aspetta ora la dichiarazione ufficiale della Terravision, società di diritto britannico con la sede operativa a Roma e responsabile dell'organizzazione della prima del film.

Film che, tratto in parte dai due libri del giornalista sul Belpaese, «Forza, Italia» e «Good Italy-Bad Italy» racconta le contraddizioni di un paese in coma sotto il profilo economico e sociale, e presenta allo spettatore l'Italia attraverso gli occhi di uno straniero innamorato del Paese.

Il prodotto finale è quello che Emmott definisce «un misto di Michael Moore, Adam Smith e Bunga Bunga, con un pizzico di Dante», anche grazie alle interviste con Mario Monti, Umberto Eco, Nanni Moretti, John Elkann e Sergio Marchionne.

(Chiara Albanese è reporter di Investment Europe)

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