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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2013 alle ore 06:38.

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La prima cosa da fare è cambiare la carta intestata, e inserire – oltre ai dati del professionista – il riferimento alla legge 14 gennaio 2013, n. 4, che disciplina le professioni non organizzate in ordini o collegi. L'obbligo di esplicitare questi elementi in ogni documento e rapporto scritto con il cliente scatta di fatto lunedì prossimo, perché il 10 febbraio, data di entrata in vigore della legge, cade di domenica. E non è solo una questione formale: l'inadempimento rientra tra le pratiche commerciali scorrette sanzionate dal Codice del consumo (Dlgs 206/05).
La platea di professionisti interessati dalla norma è molto ampia: anche se un vero (e recente) censimento non c'è, le stime parlano di un numero compreso tra 1,8 e 3 milioni, per una gamma di circa 150 professioni, tra cui tributaristi, consulenti finanziari e assicurativi, patrocinatori stragiudiziali, chinesiologi, fotografi, comunicatori e amministratori di condominio (già interessati, in particolare per gli obblighi formativi, dalla recente riforma del condominio).
Per il resto, il professionista non iscritto ad alcuna associazione professionale può continuare a svolgere la propria attività come prima. Se invece decide di iscriversi a un'associazione, deve accettare di sottoporsi a una serie di obblighi e verifiche tesi a garantire la qualità della prestazione e la tutela del consumatore. Nel caso, poi, che utilizzi l'attestazione rilasciata dall'associazione, deve anche informare il cliente sul nome dell'associazione e sul proprio numero di iscrizione alla stessa.
Tutta la legge, quindi, si basa sul presupposto che molti professionisti vogliano "investire" tempo e denaro in un bollino di qualità o che, comunque, siano i clienti a pretenderlo. In un caso e nell'altro, l'obiettivo è migliorare i servizi ai consumatori e contrastare le irregolarità (comprese quelle fiscali). «Fino ad ora – commenta Giorgio Berloffa, presidente di Cna professioni – il cliente non aveva modo di conoscere le credenziali del professionista; un po' alla volta saranno allora le regole del mercato a spingere i professionisti verso la certificazione o verso l'iscrizione a un'associazione».
Associazioni e Uni
Per chi non si accontenta di operare "senza bollino", la qualificazione della prestazione professionale si basa sulla conformità alla norma tecnica Uni della professione. Dove le regole sono già operative, il professionista può far certificare la conformità da un ente della filiera di Accredia, per proprio conto oppure tramite la sua associazione.
Al momento, però, ben poche professioni posseggono la norma Uni, e in questi casi la legge prevede che le associazioni collaborino ad elaborarla. «C'è grande fermento su questo fronte – rileva Berloffa – e stiamo ricevendo molte richieste». Le associazioni, però, puntano anche più in alto, come spiega Emiliana Alessandrucci, direttrice generale del Colap (Coordinamento libere associazioni professionali): «Noi vogliamo alzare l'asticella della qualità e chiedere il rispetto di requisiti aggiuntivi, più stringenti, in modo che l'attestazione rilasciata dall'associazione sia una vera garanzia di qualità. Anzi, per le professioni che non hanno una norma Uni, i requisiti possono essere definiti in maniera autonoma e ancora più rigorosa dall'associazione».

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