Rugby, emergenti di successo per un'Italia ringiovanita
Capita sempre. A ogni successo importante della Nazionale di rugby i media moltiplicano le attenzioni. Anche in questi casi, però, al centro dell'attenzione finisce un numero limitato di giocatori (Martin Castrogiovanni e il capitano Sergio Parisse su tutti). Mentre nello sport di squadra per eccellenza, anche la visibilità dovrebbe essere un po' più distribuita. Tra i giocatori di maggiore esperienza ci sono quelli che gli anglosassoni chiamano "unsung heroes": il tipico esempio è il terza linea Alessadrno Zanni, arrivato a 70 presenze, di cui oltre 40 consecutive. Ma vale la pena di dare anche un'occhiata ai più giovani, agli "emergenti", che hanno detto la loro, eocome, in occasione della vittoria di domenica contro la Francia. Due avanti, un mediano, due trequarti: nessun oriundo, tutti rugbysti nostrani, a dimostrazione dei frutti che può dare il vivaio italiano.
di Giacomo Bagnasco5 febbraio 2013
4. Francesco Minto

La rivelazione dei test match di novembre, che lo hanno visto esordire a 25 anni. L'uomo in più della mischia in fatto di dinamismo. Perché nel gioco aperto si muove come un terza linea, il suo ruolo naturale, ma Brunel lo utilizza come seconda. Può sembrare un'eresia, in quanto teoricamente la statura (194 centimetri "trattabili") non gli consentirebbe di rivaleggiare con le torri avversarie. Ma lui ci riesce. E spesso, con tre sole presenze, dà la carica a tutta la squadra.
La frase: "Adesso sento di non potermi più nascondere, non ci sono più alibi"
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