Rugby, emergenti di successo per un'Italia ringiovanita
Capita sempre. A ogni successo importante della Nazionale di rugby i media moltiplicano le attenzioni. Anche in questi casi, però, al centro dell'attenzione finisce un numero limitato di giocatori (Martin Castrogiovanni e il capitano Sergio Parisse su tutti). Mentre nello sport di squadra per eccellenza, anche la visibilità dovrebbe essere un po' più distribuita. Tra i giocatori di maggiore esperienza ci sono quelli che gli anglosassoni chiamano "unsung heroes": il tipico esempio è il terza linea Alessadrno Zanni, arrivato a 70 presenze, di cui oltre 40 consecutive. Ma vale la pena di dare anche un'occhiata ai più giovani, agli "emergenti", che hanno detto la loro, eocome, in occasione della vittoria di domenica contro la Francia. Due avanti, un mediano, due trequarti: nessun oriundo, tutti rugbysti nostrani, a dimostrazione dei frutti che può dare il vivaio italiano.
di Giacomo Bagnasco5 febbraio 2013
5. Giovanbattista Venditti

E' nato ad Avezzano (L'Aquila) e, con Gori, è l'unico non veneto dei cinque emergenti. Fra tutti, inoltre, è l'unico a non giocare nel Benetton, ma nelle Zebre. Ala dal fisico imponente (un metro e 86 per 110 chili!), ha dieci presenze in azzurro ed è stato il metaman dell'Italia nel Sei Nazioni 2012 (una segnatura all'Inghilterra e una, decisiva, alla Scozia). Suo l'ultimo placcaggio domenica contro la Francia. Sta per compiere 23 anni, è già sposato, ha un figlio e una solida fede cattolica.
La frase: "Ricordo che, quando ero bambino, mia madre pregava quasi più per i miei avversari che per me"
©RIPRODUZIONE RISERVATA