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Questo articolo è stato pubblicato il 06 febbraio 2013 alle ore 06:37.

A luglio 2012 il numero di occupati superava di poco quota 23 milioni (23.025.000, per l'esattezza). A dicembre si è scesi a 22 milioni e 723mila unità I dati sono dell'Istat ed evidenziano come dall'entrata in vigore della riforma Fornero (18 luglio) - in sei mesi - l'occupazione sia diminuita di ben 302mila unità. Il calo è stato poi continuo, di mese in mese, con un vero e proprio picco registrato tra novembre e dicembre quando gli occupati sono scesi di 104mila unità. A luglio il tasso di disoccupazione era al 10,7%, a dicembre è salito all'11,2%, e il numero di disoccupati è passato da 2 milioni e 764mila unità (a luglio) a 2 milioni 875mila (a dicembre), con una crescita quindi di 111mila unità. Mentre il tasso di disoccupazione giovanile (15-24enni) è salito nei sei mesi di più di un punto percentuale (da 35,3% a 36,6%).

Certo, la grave recessione mondiale ha influito su queste performance. Ma anche la riforma Fornero, che ha ingessato oltremodo la flessibilità in entrata, non ha aiutato. A dicembre, ha ricordato l'ultimo comunicato sull'occupazione diffuso dall'Istat lo scorso 1° febbraio, i giovani nella fascia tra i 15 e i 24 anni in cerca di lavoro si sono attestati a quota 606mila e rappresentano il 10% della popolazione in quella fascia d'età. Il calo dell'occupazione ha invece riguardato sia gli uomini sia le donne, dimostrando come stia facendo breccia nel nostro mercato del lavoro "una terza componente della disoccupazione". Oltre cioè ai ragazzi - il cui ingresso in azienda è bloccato per via della riforma delle pensioni che ha allungato l'età pensionabile e costretto a rimanere di più in azienda - e alle donne che da inattive (si legga "scoraggiate") per rimpinguare i bilanci familiari si mettono a cercare lavoro (ma non lo trovano perché la domanda è ai minimi termini) ci sono i lavoratori che hanno perso il lavoro e fanno fatica a trovarne un altro. Si tratta di una emergenza nuova, e che va letta anche alla luce delle difficoltà delle imprese sul fronte occupazionale (oltre ovviamente a servizi per l'impiego estremamente inefficienti - collocano appena 3 lavoratori su 100 - ha ricordato qualche tempo fa l'Isfol).

E la situazione nel futuro non sarà affatto migliore. Come ha ricordato l'ultimo bollettino della Banca d'Italia (gennaio) nei prossimi mesi si assisterà a una ulteriore flessione della domanda. Il tasso di posti vacanti, già basso, si è ancora ridotto (da 0,7 a 0,5 per cento delle posizioni lavorative attive nel terzo trimestre) e le inchieste congiunturali condotte in dicembre dall'Istat e dalla Banca d'Italia in collaborazione con Il Sole 24 Ore segnalano in prospettiva un nuovo calo della manodopera dipendente.

Nei primi tre mesi del 2013 (da gennaio a marzo, cioè) le imprese dell'industria e dei servizi hanno previsto di rinunciare a 80.200 posizioni (si veda il «Sole24Ore» di ieri). L'indagine del sistema informativo «Excelsior» di Unioncamere e ministero del Lavoro mostra chiaramente tutte le difficoltà dei datori di lavoro nell'utilizzo dei nuovi contratti (rivisti dalla legge 92), e come, realisticamente, «continui a regnare l'incertezza».

Il contratto di apprendistato, su cui la riforma Fornero ha puntato come canale privilegiato d'ingresso al lavoro, rimane pressochè inutilizzato. Nel terzo trimestre 2013 ne saranno attivati appena 8.800 (il 3,9% dei flussi in ingresso programmati totali nel periodo). Addirittura nel secondo trimestre 2012 (prima quindi dell'arrivo della riforma Fornero) se ne attivavano di più, 10.300. Il giro di vite sulle forme contrattuali "autonome" ha di fatto ridotto questi rapporti: nel quarto trimestre 2012 toccavano quota 60.400, nel primo trimestre 2013 ci si ferma a 58.200. Particolarmente netta è stata la flessione delle collaborazioni a progetto (-11mila). Rispetto al primo trimestre 2012 si sono ridotti di 12.700 unità i contratti interinali (molte aziende li reputano ancora troppo onerosi). Mentre l'unica tipologia di contratto che a livello tendenziale è cresciuta (primo trimestre 2012 su primo trimestre 2013) è il contratto a tempo determinato: da gennaio a marzo ne saranno attivati quasi 23mila, 5mila in più rispetto al primo trimestre 2012 (+28,1%). (Cl. T.)

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