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Questo articolo è stato pubblicato il 07 febbraio 2013 alle ore 13:55.
L'ultima modifica è del 07 febbraio 2013 alle ore 13:14.

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(Reuters)(Reuters)

Dopo quasi sei ore di bilaterali e incontri preparatori, non c'è ancora convergenza tra i 27 sulle cifre di compromesso del bilancio Ue. Secondo fonti il presidente del consiglio Ue, Herman Van Rompuy, non ha presentato la bozza di compromesso perchè manca il consenso.
Secondo indiscrezioni, sul tavolo dei leader resterebbe quindi la proposta di ridurre di circa 15 miliardi il tetto degli impegni che scenderebbero così a 957. Il tetto della spesa, invece, dovrebbe scendere di circa 30 miliardi a poco sopra i 900 miliardi. Il presidente del Parlamento Ue Schulz «L'Europa è diretta verso un "fiscal cliff", come gli Stati Uniti». Il presidente ha anche avvertito che il Parlamento Europeo «non permetterà mai alla Ue di essere gestita con un deficit strutturale». Schulz ha spiegato che «con l'attuale proposta di bilancio, che rappresenta il minimo comun denominatore dei 27, il Parlamento non può assicurarne l'approvazione, e i gruppi hanno avviato le procedure per il voto segreto», cosa che rende più libero un "no".

BRUXELLES - Inizia ufficialmente alle 17,30 il vertice europeo dedicato principalmente al nuovo bilancio comunitario 2014-2020. Il negoziato è delicato in un contesto di crisi economica, restrizioni finanziarie e tensioni politiche. La speranza è di trovare un'intesa entro questa notte, ma rinvii e rotture non possono essere escluse, tanto sarà difficile trovare una quadratura del cerchio tra chi vuole una riduzione del bilancio, chi chiede la difesa dei settori tradizionali, e chi ricorda l'importanza di aiutare l'economia.

Le dichiarazioni dei leader europei al loro arrivo a Bruxelles non lasciavano trasparire ottimismo. «Non siamo sicuri di arrivare a un accordo: le posizioni sono ancora lontane», ha affermato la cancelliera tedesca Angela Merkel al suo arrivo nella sede del vertice. Poco prima il premier britannico David Cameron aveva lasciato intendere che senza tagli non sarebbe stato possibile un accordo: «L'austerità si deve applicare anche all'Europa e, se non scende il tetto di spesa della
proposta di novembre, niente accordo», ha affermato.

Ma partiamo dalle ciifre. Le prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013 avevano un ammontare, escluse le poste fuori bilancio, di 994,2 miliardi di euro. La proposta della Commissione per il periodo 2014-2020 prevedeva un totale di 1047,5 miliardi. Durante le trattative del novembre scorso, poi fallite, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy aveva rivisto in calo la bozza dell'esecutivo comunitario, a 973,2 miliardi, riducendo l'ammontare successivamente a 971,9 miliardi. Una nuova riduzione è probabile.

La chiave di lettura con la quale capire i negoziati è la seguente. Mentre in passato la partita negoziale era tradizionalmente tra paesi ricchi e paesi poveri, questa volta il braccio di ferro è soprattutto (naturalmente non solo) tra paesi ricchi. C'è chi vuole ridurre il bilancio (la Gran Bretagna); chi tenta di diminuire il proprio contributo (la Germania); chi vuole a tutti i costi uno sconto (la Danimarca); chi cerca di difendere gli aiuti ai settori politicamente più premianti come l'agricoltura e la coesione (la Francia e l'Italia).

La crisi economica ha ridotto i margini di manovra dei singoli paesi, e provocato evidenti protezionismi. Anziché puntare su un bilancio generoso, capace di essere un moltiplicatore di iniziative virtuose, gli stati membri hanno affrontato le trattative in un'ottica nazionale più che comunitaria. In molti paesi, il bilancio è ritenuto più un costo che un investimento, più un diritto che una opportunità. I probabili tagli di un accordo riguarderanno l'amministrazione, gli affari interni, le relazioni esterne, e programmi comunitari quali Orizzonte 2020 e Connecting Europe.

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