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Questo articolo è stato pubblicato il 09 febbraio 2013 alle ore 14:22.

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In Tunisia il cambiamento è a rischio ogni giorno, soprattutto dopo la morte del leader dell'opposizione Chokri Belaid. Manifestanti hanno incendiato nella notte tra venerdì e sabato i locali dei movimenti islamisti vicino a Sidi Bouzid, cuore della rivoluzione del 2011, mentre la Tunisia è piombata nel caos con la morte di un oppositore. I manifestanti hanno incendiato la sede del partito al potere Ennahda e quella di un'ong islamista nella città di Souk Jedid, a 17 chilometri da Sidi Bouzid. Hanno inoltre incendiato tre uffici della sede dell'amministrazione distrettuale, hanno reso noto testimoni. Scontri hanno inoltre contrapposto nella notte a Sidi Bouzid la polizia e un gruppo di giovani che hanno cercato di introdursi in un deposito della dogana. Inoltre, come misura di precauzione, Ennahda ha sgomberato i locali del partito a Sidi Bouzid.

Il quotidiano arabofono Al Shourouk oggi, in un reportage molto dettagliato, scrive che "circa 500 delinquenti" sono stati assoldati da un partito politico per creare disordini ed incidenti nelle ore in cui si svolgevano i funerali di Chokri Belaid. Tra i delinquenti, scrive Al Shourouk, per assoldare i quali sono stati messi a disposizione migliaia di dinari, c'erano molti ex detenuti appartenenti alla criminalità comune.
Una fonte, che il quotidiano cita, ma con la garanzia dell'anonimato, avrebbe riferito che i 500 agitatori (tutti molto giovani) sono stati ingaggiati da "un membro di un partito conosciuto in Tunisia" e da un esponente delle Leghe per la protezione della rivoluzione, organismi dalle incerte matrici, che si sono spesso schierate, anche con atti violenti, a sostegno del governo.

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TAG: Tunisia

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