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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2013 alle ore 09:04.

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(Reuters)(Reuters)

Mentre qui in Italia, remota provincia dell'impero, ci si appresta a celebrare i fasti sanremesi, negli States l'industria discografica che conta si autocelebra con i Grammys, gli oscar della musica giunti alla cinquantacinquesima edizione. E a sorpresa lo show trasmesso la scorsa notte in mondovisione da Los Angeles si trasforma in un trionfo delle produzioni indie: tre grammofoni d'oro ai Black Keys e a Gotye, due ai Fun con la palma del miglior album che finisce nelle mani dei Mumford & Sons.

Una volta tanto il circuito mainstream deve accontentarsi delle briciole: non c'è male come segnale, soprattutto in tempo di crisi dei consumi musicali. Migliore incisione è il tormentone chic «Somebody that I used to know» del belga australiano Gotye che si è visto attribuire anche il premio per il migliore duetto pop, in virtù della performance che la vocalist neozelandese Kimbra gli ha regalato nel brano, e quello per il miglior album indie (al suo «Making Mirrors»).

L'album dell'anno è comunque «Babel», curiosa miscela di rock, folk e country che porta la firma dei Mumford & Sons, quartetto inglese che usa il banjo come fosse la chitarra elettrica. Una vera sorpresa, considerando che il disco figura soltanto settimo nella classifica Billboard dei più venduti del 2012. Avranno pesato gli elogi unanimi della critica. Ben due premi al trio indie pop newyorchese Fun: esordio dell'anno e migliore canzone, riconoscimento attribuito alla orecchiabile «We are young».

Tra i più premiati dell'edizione figurano anche i Black Keys. Il duo composto da Dan Auerbach e Patrick Carney ha infatti portato a casa le statuette per la migliore canzone rock, la migliore performance rock (entrambe in virtù del singolo «Lonely Boy») e il miglior album rock («El Camino»).

E i celebratissimi divi del pop? Adele, regina incontrastata della scorsa edizione, quest'anno si deve accontentare del riconoscimento per la migliore performance solista, arrivata per la versione live di «Set fire to the rain» contenuta in «Live at the Royal Albert Hall». Piace pure la svolta swing di Paul McCartney che, con «Kisses on the Bottom», si è aggiudicato il premio per il miglior disco cantato di pop tradizionale. Per il resto, si segnalano il solito red carpet affollato di superstar mondiali e Norah Jones che si riappacifica con la buonanima di suo padre Ravi Shankar ritirando, insieme con la sorella Anoushka Shankar, il premio alla memoria del grande maestro del sitar. Da domani qui da noi il duo composto da Fabio Fazio e Mauro Pagani proverà a portare sul palco di Sanremo la qualità. Ci fa piacere apprendere che, nel frattempo, è arrivata alla cerimonia dei Grammy.

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