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Questo articolo è stato pubblicato il 12 febbraio 2013 alle ore 17:07.

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Armi, munizioni, traffico di droga. Ma anche metodologia mafiosa e controllo amministrativo di un Comune. C'è un po' di tutto nell'ordinanza emessa dal Gip del tribunale di Reggio Calabria che vede coinvolte, a vario titolo, sessantacinque persone, tra cui il sindaco di Melito Porto Salvo, Gesualdo Costantino, eletto a capo di una lista civica ma uomo del PD (per lui l'accusa è di essere funzionale alla 'ndrangheta).

Un vero e proprio scacco matto al clan Iamonte, consorteria criminale dal pedigree importante. Una delle più temute, lungo la fascia ionica reggina. Nel corso dell'attività investigativa, è stato accertato come sul territorio di Melito di Porto Salvo vigesse il dominio incontrastato del clan. 'Ndrangheta che si sostituisce alla politica, oppure la infiltra e si mimetizza sotto le cariche pubbliche.

L'inchiesta, diretta dalla Direzione distrettuale antimafia, ha infatti confermato come il clan, oltre a controllare il traffico di armi e di sostanze stupefacenti sull'intero territorio, si era infiltrato all'interno dell'amministrazione comunale.

E da qui, con strumenti, condotte e dinamiche tipiche e consolidate della criminalità organizzata, riusciva a condizionare le gare d'appalto bandite dai vari comuni del territorio. Il tutto con il supporto di amministratori locali e imprenditori, alcuni dei quali ritenuti affiliati alla cosca Iamonte.
Secondo la DDA, l'organizzazione aveva monopolizzato le attività imprenditoriali nel settore edilizio, sia pubblico che privato, attraverso il controllo di imprese locali e più in generale era riuscita a condizionare tutte le attività produttive, subordinando al proprio benestare e consenso l'inizio di qualunque attività economica.

Non si muoveva foglia, senza il volere del clan che ricorreva spesso alle diverse pratiche estorsive: dal pagamento del pizzo, all'imposizione delle forniture e della manodopera, fino ad arrivare all'accettazione coatta, da parte di alcuni imprenditori, dell'estromissione da gare di appalto e lavori in favore di imprese riconducibili alla cosca.

E poi il traffico di armi e di stupefacenti, unitamente ad esponenti di altri sodalizi criminali. Contestualmente all'esecuzione del provvedimento restrittivo, e' stato eseguito un decreto di sequestro probatorio di quattro imprese (una agricola e tre edili e di produzione di calcestruzzo) riconducibili alle cosca Iamonte, per un valore complessivo di 4 milioni di Euro circa.

Le sessantacinque persone sono ritenute responsabili a vario titolo di: associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata all'acquisto, vendita e detenzione di armi e munizioni; associazione collegata a quella di tipo mafioso; associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope del tipo hashish e marijuana con le aggravanti del numero di associati superiori a dieci nonche' della disponibilita' di armi; spaccio in concorso di ingenti quantitativi sostanza stupefacente. Oltre al primo cittadino Costantino, fra gli indagati figura l'ex primo cittadino del paese, Giuseppe Iaria del Pd.

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