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Questo articolo è stato pubblicato il 12 febbraio 2013 alle ore 11:44.

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Porto di Ancona (Ansa)Porto di Ancona (Ansa)

Anche il porto di Civitavecchia si presta bene ad essere usato dai trafficanti: lontano dai riflettori delle indagine per mafia e situato a due passi dalla Capitale e dal suo immenso mercato è quello dove entrano illegalmente soprattutto merci contraffatte, compresi i prodotti enogastronomici, e specie animali protette. Il porto di Venezia, invece, è quello più esposto ai flussi in uscita di rifiuti, soprattutto plastica, diretti principalmente nel sud est asiatico, Cina e Hong Kong in testa, seguito per questa tipologia di traffici, da quelli meridionali di Napoli, Taranto e Gioia Tauro, che si confermano fondamentali per le trame criminali globali.

La Cina è il paese maggiormente protagonista delle rotte illegali da e per l'Italia: ben 45 volte i suoi porti sono stati individuati come punti di partenza o di arrivo di traffici illeciti. Al secondo posto figura la Grecia (21 inchieste) seguita dall'Albania (8), dall'area del Nord Africa, da quella del Medio Oriente e dalla Turchia, rispettivamente a quota 6.

Il ruolo delle mafie
Sempre più importante è il ruolo delle mafie transnazionali, che si occupano quasi esclusivamente di affari, senza fare troppo rumore. In prima linea soprattutto le Triadi cinesi, la Yakuza giapponese, la camorra napoletana e la mafia russa, con un ruolo sempre più presente in Italia anche della ‘ndrangheta, come ha ribadito recentemente l'Europol.
Mafie che sono parte integrante di holding criminali complesse, frutto di alleanze fra diverse compagini mafiose, composte da professionisti e faccendieri operativi e disinvolti su diversi fronti, sempre alla ricerca spasmodica del profitto a tutti i costi.

«Holding troppo ardite per fermarsi davanti alle leggi internazionali e ai blandi sistemi di controllo – si legge nel Rapporto - . Holding che con la loro potenza soffiano sul fuoco della globalizzazione, velocizzandone i ritmi e spostando quantità considerevoli di materiali e specie protette da un continente all'altro. Hanno dalla loro il vantaggio di non dover sottostare a nessuna regola, sanno quando e come commetteranno il reato – a differenza di chi lo deve perseguire – possono vantare complicità, una mole impressionate di denaro (ottimo lubrificante per le pratiche corruttive in ogni angolo del pianeta) e una fitta rete di imprenditori e faccendieri pronti a tutto. Vantaggi che usano fino in fondo».

La criminalità organizzata cinese, come spiega la Direzione nazionale antimafia (Dna), appare una delle più attive a livello globale, con una particolare predilezione per il nostro paese. Scrivono i magistrati antimafia nell'ultima Relazione (2012): «Le attività investigative continuano, infatti, a far emergere l'operatività di sodalizi criminali di origine cinese di particolare caratura, in grado di far affluire nei circuiti commerciali occidentali ingenti quantità di prodotti contraffatti e/o di contrabbando, nonché di condizionare i flussi migratori per il conseguente sfruttamento (sessuale e/o quale forza lavoro) dei clandestini una volta giunti nei Paesi di destinazione».

Anche sul fronte dei rifiuti le triadi cinesi rivestono un ruolo fondamentale, come dimostrano le indagini, soprattutto nel facilitare l'ingresso nel loro paese di milioni di tonnellate di scarti da usare come materia prima, anche per la produzione di merci contraffatte.

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com

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