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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2013 alle ore 15:06.

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"Miliardario italiano riemerge battagliando contro i comunisti": con questo titolo e una foto di Bernardo Caprotti, l'agenzia Bloomberg richiama sulla homepage del suo sito un ampio servizio dedicato al fondatore della catena di supermercati Esselunga. Caprotti da anni accusa Coop Italia di manipolare i prezzi. E dà battaglia anche ai figli, precisa all'interno il titolo per esteso, alludendo alla battaglia legale con i figli Giuseppe e Violetta per il controllo del patrimonio di famiglia.

L'ottuagenario Caprotti (87 anni), che insieme a Nelson Rockfeller nel 1957 aveva lanciato in Italia il primo self service alimentare, fu alla ribalta delle cronache quando nel settembre 2007 diede la sua prima conferenza stampa. Qualche giorno prima, ricorda Bloomberg, aveva detto a un giornale locale che intendeva vendere. Ma salito sul podio, diede invece ai giornalisti una sinopsi del suo libro "Falce e carrello", in cui attaccava l'ex Partito comunista italiano e il "gigante rosso", Coop Italia. L'imprenditore ammise di essere "un bugiardo" e disse che la società non era in vendita.

Caprotti, ricorda Bloomberg, "ha passato gli ultimi sei anni accusando pubblicamente i politici liberali e Coop Italia" di "manipolare i prezzi e soffocare la capacità di espansione di Esselunga".

L'imprenditore ha comunque ammassato una fortuna miliardaria. Esselunga, con sede a Milano, quarto retailer alimentare italiano, ha 145 negozi ne Nord e Centro Italia e rappresenta il 10,5% del mercato degli alimentari (dati Nielsen ScanTrack). Nel 2011, la società ha registrato un fatturato di 6,63 miliardi di euro e un utile netto di 209 milioni di euro.
Caprotti ha detto che il suo valore netto è di 2,2 miliardi di dollari, secondo il suo portavoce Alessandro Ferrari. Ma non è mai comparso in una classifica internazionale della ricchezza. Secondo il Bloomberg Billionaires Index effettivamente l'impresa ha un valore di 2,2 miliardi di dollari.

La forza di Esselunga sta nel fatto di essere un modello di business "non diversificato", dice Bianca Casertano, analista di Planet Retail.
Bloomberg mette in evidenza il dente avvelenato di Caprotti nei confronti dei "nemici comunisti" e le accuse a Legacoop. Nel suo libro, l'imprenditore sostiene che il concetto di cooperativa crea prezzi artificialmente alti a danno dei consumatori.
Una portavoce di Coop Italia, Silvia Mastagni, ha affermato ieri in una dichiarazione che i commenti di Caprotti fanno parte di un piano diabolico" per danneggiare la concorrenza.

Caprotti difese le sue azioni in una lettera al giudice del tribunale di Milano. Il giudice gli inflisse una multa di 300mila euro nel 2011 per avere scritto nel suo libro che la Coop incoraggiava la "concorrenza sleale". Caprotti è ricorso in appello.
Quanto alla battaglia familiare, i figli Giuseppe e Violetta sostengono che il padre ha preso azioni da un trust a loro nome. Un arbitrato ha dato ragione al miliardario, che è il solo proprietario della società. I figli hanno fatto ricorso in appello.

Bloomberg racconta la difficile relazione con il figlio Giuseppe, 52 anni, che per anni sembrava dovere succedergli in Esselunga. Il padre lo promosse amministratore delegato nel 2002. Nel giro di un anno sono cominciati i litigi, fino alle dimissioni di Giuseppe nel 2005.
L'accordo fiduciario del 1996 – scrive Bloomberg - dava a Giuseppe, Violetta e alla sorellastra Marina quello che loro pensavano fosse un terzo delle quote del business. Nel 2005 Bernardo disse ai figli che voleva vendere la società e che aveva bisogno di reclamare l'8,6% delle azioni per poter procedere. Giuseppe acconsentì per le sue sorelle.

La possibile vendita scatenò una ridda di voci sui potenziali offerenti. Il Sole 24 Ore – ricorda Bloomberg - citò tra i possibili acquirenti società come Tesco, la spagnola El Corte Ingles e l'americana Wal-Mart. Scrisse anche che Giuseppe avrebbe potuto offrire di acquistare la società. Ma Caprotti respinse i potenziali compratori.
Nell'estate del 2011 i figli Giuseppe e Violetta si resero conto che non ricevevano più le comunicazioni della società fiduciaria e scoprirono che in febbraio il padre aveva ripreso l'intero pacchetto azionario. Il giudice Angelo Mambriani respinse la richiesta di sequestro avanzata dai figli dicendo che l'assegnazione ai figli del 1996 era "una simulazione fittizia".

L'arbitrato ha dato ragione a Caprotti senior lo scorso luglio. Tre mesi dopo, Giuseppe e Violetta hanno fatto ricorso. La prossima udienza è fissata per dicembre e si attende una decisione nel 2014.
Caprotti si è dimesso da presidente di Esselunga nell'ottobre 2011. Ma – secondo la società - "continua a guidare" l'azienda e si reca al lavoro tutte le mattine.

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