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Questo articolo è stato pubblicato il 14 febbraio 2013 alle ore 10:52.

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Angelo Rizzoli (Imagoeconomica)Angelo Rizzoli (Imagoeconomica)

L'imprenditore Angelo Rizzoli è stato arrestato stamani a Roma. L'ordine di custodia cautelare è stato eseguito dalla Guardia di Finanza su disposizione della Procura di Roma. È accusato di bancarotta fraudolenta. La Procura capitolina contesta a Rizzoli un crac finanziario da 30 milioni di euro. Sequestrate società e immobili per un valore di 7 milioni. Indagata anche la moglie di Rizzoli Melania De Nichilo, parlamentare del Pdl per concorso in bancarotta fraudolenta.

Rizzoli ricoverato al Pertini
È stato sospeso il trasferimento in carcere dell'imprenditore televisivo e cinematografico. Il produttore non andrà per il momento in carcere, ma
sarà ricoverato provvisoriamente in un reparto dell'ospedale Sandro
Pertini di Roma. Lo ha disposto il gip Aldo Morgigni accogliendo una richiesta fatta dai difensori e dalla Procura della Repubblica, considerate le precarie condizioni di salute del produttore. Il giudice Morgigni si è riservato invece di decidere sull'istanza dei difensori: chiedono che Rizzoli venga mandato agli arresti domiciliari. La decisione sarà presa lunedì prossimo dopo che Rizzoli sarà sottoposto a interrogatorio di garanzia. Il produttore soffre di sclerosi a placche, diabete, ipertensione arteriosa e insufficienza renale.

L'accusa è di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale
Il noto produttore televisivo e cinematografico, nonché ex editore, Angelo Rizzoli, in qualità di amministratore unico della 'Rizzoli Audiovisivi s.r.l.' (oggi Tevere Audiovisivi s.r.l.) società holding in liquidazione, è stato fermato con l'accusa di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale per aver cagionato con dolo il fallimento di 4 delle società controllate (Produzioni Internazionale s.r.l., Ottobre Film s.r.l., Delta Produzioni s.r.l. e Nuove Produzioni s.r.l.). Contemporaneamente sono stati sequestrati beni del valore stimato di circa 7 milioni di euro, compresi la residenza della famiglia Rizzoli ai Parioli (composta da 21 vani), la tenuta 'Cà de dogi' e diversi terreni a Capalbio (Grosseto) ed alcune quote societarie.

È l'epilogo di indagini complesse coordinate dalla procura di Roma
L'operazione rappresenta l'epilogo di complesse indagini del Nucleo Polizia Tributaria di Roma, coordinate dalla Procura della capitale (procuratore aggiunto Nello Rossi e i sostituti procuratori Francesco Ciardi e Giorgio Orano), avviate a seguito dell'istanza di concordato preventivo presentata il 30 aprile 2012 dalla Tevere Audiovisivi (già Rizzoli Audiovisivi s.p.a. e poi S.r.l.), storica casa di produzione televisiva e cinematografica costituita e diretta da Antelo Rizzoli, capogruppo di una holding composta da altre società operanti nel medesimo settore, tutte fallite tra il gennaio 2011 e il marzo 2012.

Rizzoli era il dominus assoluto delle imprese
Secondo la Gdf Rizzoli era il dominus assoluto delle imprese, mentre gli amministratori di diritto si limitavano unicamente a svolgere una funzione di "prestanome", essendo privi di qualsiasi potere decisionale e percependo per il loro ruolo solo saltuarie remunerazioni dal Rizzoli, che invece incamerava tutti gli utili. Secondo la Gdf dal 2004 al 2011 Rizzoli ha prelevato dalle casse della Rizzoli audiovisivi soltanto a titolo di compenso di amministratore oltre 6 milioni di euro, in controtendenza rispetto all'andamento economico della società e al progressivo aumento della sua esposizione debitoria.

I proventi venivano incamerati dalla controllante
In pratica secondo la Gdf Rizzoli utilizzava le società controllate (poi dichiarate fallite) per la produzione in subappalto dalla controllante Rizzoli audiovisivi di prodotti cinematografici e televisivi, i cui proventi venivano poi incamerati interamente dalla controllante stessa. Quest'ultima ometteva di pagare le fatture delle controllate operative, rendendo le aziende non in grado di far fronte ai debiti assunti nei confronti dei propri fornitori e soprattutto dell'Erario (per oltre 14,5 milioni di euro) e degli Istituti Previdenziali (Inps e Enpals), per oltre 6 milioni di euro. Da qui l'istanza di fallimento presentata dall'Agente della riscossione Equitalia. Tra le produzioni televisive realizzate dalle società poi fallite si citano le note fiction tv "Capri", "Il generale della Rovere", "Ferrari", "Cuore", "Marcinelle" e l'opera cinematografica "Si può fare".

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