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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2013 alle ore 15:16.

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Narra la leggenda che Karol Wojtyla, nella tratta finale del suo pontificato, avesse detto: «Finché vivo io, mai un tedesco alle finanze vaticane». Il Papa polacco forse aveva motivazioni più profonde che non l'esame del curriculum dei potenziali candidati. Lo Ior riformato fino ad oggi ha avuto presidenti italiani, salvo la reggenza di questi nove mesi da parte del tedesco Ronaldo Herman Schmitz, un banchiere di provenienza Deutsche Bank, che ora torna a fare il vice mentre la presidenza la assume il suo connazionale Ernest von Freyberg.

Un avvocato d'affari, Cavaliere di Malta, nobile di famiglia pare conosciuta dallo stesso Benedetto XVI, che arriva da Francoforte, la piazza finanziaria tedesca, sede della Bce e di tutte le principali banche. Il cuore finanziario del Vaticano si "germanizza" proprio quando è in uscita il papa tedesco? Ratzinger nei suoi quasi otto anni di regno non ha certo imposto una invasione di suoi connazionali - come forse accadde con maggiore evidenza con i polacchi - salvo qualche nomina mirata, come quella abbastanza recente alla Dottrina della Fede con l'arcivescovo di Ratisbona, Gerhard Muller (che peraltro non ha elevato alla porpora all'ultimo concistoro, suscitando in questo delle domande).

Forse l'arrivo di un tedesco è frutto della consapevolezza che ormai lo Ior non è più un affare percepito come "italiano", e che la preponderanza delle decisoni assunte a livello di cabina di regia dell'euro necessitano di un collegamento visibile con il cuore delle finanze vaticane. Tra l'altro von Freyberg è un avvocato-consulente, oltre che finanziere, e questa valutazione è certamente legata alla necessità di imporre uno scatto in avanti nella normativa della Santa Sede in tema di trasparenza, argomento che viene trattato in sede di Consiglio d'Europa e in futuro di Gafi-Ocse. La struttura dello Ior - quella operativa - resta italiana, e forse per questo si è deciso di rendere più internazionale il board, dove l'Italia resta comunque rappresentata ai massimi livelli dal notaio Antonio Maria Marocco, da poco presidente della Fondazione Crt.

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