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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2013 alle ore 16:06.

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Nella foto Manfred Moelgg festeggia il bronzo nello slalom gigante di Schladmin (Reuters)Nella foto Manfred Moelgg festeggia il bronzo nello slalom gigante di Schladmin (Reuters)

Manfred Moelgg ha stracciato l'abbonamento alle patacche di legno nel momento migliore di tutta la stagione. Quattro volte era già finito al quarto posto in Coppa del mondo, sempre lì ad annusare il podio. Oggi nel gigante di Schladming ha inserito quella marcia in più che serviva per battere almeno uno dei tre marziani che lo precedevano dopo la prima manche. Così è arrivato un bronzo fantastico, la prima medaglia mondiale della carriera tra le porte larghe, a completare il tris con l'argento di Are 2007 e il bronzo di Garmisch 2011, entrambi in slalom. Un risultato figlio della costanza e del coraggio riacquisito, chiudendo finalmente un periodo di stagioni opache.
È partito nella seconda manche con l'atteggiamento giusto di chi vuole attaccare. Per un pelo ha rischiato di mandare tutto all'aria. A poche porte dal via ha perso l'appoggio sullo sci esterno, caduta evitata grazie alla prontezza di riflessi e un po' di fortuna, perché le probabilità di ritrovarsi sdraiato nella neve erano altissime. Invece ha riattaccato subito la spina, pazienza per qualche decimo regalato al francese Pinturault al comando provvisorio, al traguardo saranno 19 centesimi di vantaggio per il trentenne di San Vigilio di Marebbe. Poi toccava all'austriaco Hirscher, il re del circo bianco, che difatti è sfrecciato quasi un secondo davanti a tutti. Ecco lo spettro dell'ennesimo mestolo di legno beffardo, nella gara dove arrivare quarti conta zero. Invece Mazinga Svindal ha grattato la pista anziché spianarla con la sua solita potenza, mangiandosi decimi su decimi e finendo alle spalle di Moelgg. Quattro centesimi dietro, era proprio il destino.

A quel punto soltanto un cecchino delle Alpi austriache avrebbe potuto arrestare Ted Ligety, perché il suo margine su Hirscher sfiorava il secondo e mezzo. Ligety il vero marziano, terzo oro per lui in questi mondiali (dopo superG e supercombinata). Dove gli altri remavano con le braccia per non schizzare fuori del tracciato, l'americano volava da una porta all'altra. Solo una piccola frenata di sicurezza sul muro finale, poi il trionfo. Otto decimi davanti a Hirscher, un secondo e 75 su Moelgg, pianeti diversi in cui tutti però sono felicissimi. Ligety per l'impresa storica, Hirscher per essersi avvicinato il più possibile al suo nemico numero uno, Moelgg per aver riportato una medaglia del gigante in casa Italia. In campo maschile aspettavamo da Sierra Nevada '96, l'epoca dei successi di Tomba. Bravo anche Davide Simoncelli, sesto, più attardato Max Blardone undicesimo.
Moelgg era stato profetico prima di partire per Schladming. Con la costanza, il grande risultato arriverà di sicuro, aveva dichiarato. Si sentiva giustamente il caposquadra azzurro, tornato nel primissimo gruppo del circo bianco nelle due discipline tecniche, forte di tanti piazzamenti e due podi (gigante di Soelden e slalom di Adelboden). La costanza, appunto. È sempre stata la sua arma vincente, anche nel 2008 quando soffiò la coppetta dello slalom al francese Grange. In Coppa del mondo non vince dal 2009 a Garmisch. Sarebbe incredibile riuscirci nello slalom di domenica, ultimo appuntamento della rassegna iridata. Sognare costa niente, i mezzi ci sono, sarà un'altra gara tutta da combattere

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