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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2013 alle ore 10:33.

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Per la seconda volta nel giro di un mese il Pentagono ha sospeso tutti i voli di collaudo del caccia multiruolo F-35 dopo aver rilevato un guasto al motore. Gli F-35, di cui l'Italia ha ordinato 90 esemplari, è l'aereo miliare più caro della storia, e quest'ultimo inciampo potrebbe riaprire il dibattito in Parlamento sul suo destino.

In questo periodo di richieste di rigore fiscale molti parlamentari hanno messo in dubbio un programma dal budget di 400 miliardi di dollari incappato in diversi problemi di progettazione, uno sfondamento del 70% del budget, e numerosi guasti rilevati in fase di collaudo.

L'ordine immediato di sospendere i voli per tutte tre i modelli (per l'areonautica, per la marina e per il corpo dei marines) è arrivato venerdì dopo che un'ispezione di routine a un jet parcheggiato nella base militare di Edwards in California ha rivelato una frattura nella pala della turbina del reattore. Gli ingegneri del Pentagono hanno rispedito il reattore allo stabilimento nel Connecticut della Pratt and Whitney, la società che fornisce i motori, per accertare l'origine della frattura. La Pratt and Whitney ha dichiarato ieri il problema non è stato riscontrato in nessuno degli altri jet in collaudo, ma l'episodio resta lo stesso imbarazzante. Solo il 16 gennaio scorso il ministero della difesa aveva dovuto atterrare tutti i modelli destinati ai marines, gli F-35B, dopo che la sonda per il rifornimento in volo si era staccata al decollo. In precedenza erano stati riscontrati problemi all'impianto elettrico.

Questo jet che avrebbe dovuto "rivoluzionare" l'areonautica militare si è trasformato in un colossale grattacapo per la Lockheed Martin, la società che ha vinto il mega-appalto e che coordina le forniture di diverse centinaia di subappaltatori, tra cui figura l'italiana Alenia Aeromacchi. Subappaltatori di dieci Paesi contribuiscono alla realizzazione degli F-35, e i loro rispettivi governi si sono impegnati a comprarne diversi esemplari. L'escalation dei costi di produzione – ogni F-35 costa 137 milioni di dollari – ha scatenato tuttavia polemiche simili a quelle scoppiate di recente in Italia; l'Italia, insieme al Canada e alla Danimarca, hanno già ridotto il numero dei loro ordini.

Le polemiche sono destinate a moltiplicarsi anche negli Stati Uniti soprattutto alla vigilia del cosiddetto sequester, l'avvio di 85 miliardi di tagli automatici al budget civile e militare a partire da venerdì prossimo. Il Pentagono ha chiesto al Parlamento un'esenzione da questi tagli draconiani nel nome della sicurezza nazionale.
Non sara' facile tuttavia per il Parlamento decidere il ridimensionamento di questo mega-programma militare perche' esso da lavoro solo negli Stati Uniti a 133.000 persone in 45 stati. Con il tasso di disoccupazione al 7,9%, molti parlamentari non vogliono correre il rischio di prendere misure impopolari nei loro distretti elettorali anche a costo di rinunciare alle misure di disciplina fiscale.

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