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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2013 alle ore 13:33.

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La Chiesa italiana valuta il voto del 25 febbraio come «un grande, serio messaggio per il mondo della politica, su cui bisognerà che i responsabili, quindi gli interessati più diretti, riflettano seriamente». A dirlo, all'indomani degli scrutini che sembrano consegnare il Belpaese all'ingovernabilità, è l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. Parlando a margine di una messa celebrata questa mattina negli stabilimenti di Ansaldo Energia, Bagnasco ha aggiunto: «Io non entro nel merito» del voto, tuttavia con questo risultato elettorale «mi pare che si esprima una grande voglia di partecipazione da parte della gente».

Una valutazione, quella di Bagnasco, che torna anche nel primo commento diffuso dalla Sir, l'agenzia di stampa promossa dalla Cei, che sottolinea come «il voto popolare non ha espresso una maggioranza e un governo certi», sollecitando quindi da parte di tutte le forze politiche «il dovere di agire con responsabilità» e «generosità». «Ripartire dalle istituzioni - osserva l'editorialista Francesco Bonini - può essere un buon riferimento, perché costringe alla convergenza. E, persino, a esercitarsi nella ragionevolezza politica. Si potranno così avere, allora, le prime indicazioni per il governo e, subito dopo, per l'elezione del presidente della Repubblica, altro cruciale appuntamento non eludibile».

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