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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2013 alle ore 07:17.

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«Lo abbiamo già  visto l'anno scorso in Grecia - ha tuonato mercoledì Wolfgang Schaeuble, il potente ministro delle Finanze tedesco, riferendosi alla situazione politica italiana - quando le elezioni in Grecia hanno portato all'instabilità politica. Altri paesi vengono contagiati».

Parole vere. Ma cosa accadde veramente in Grecia, l'apripista della crisi dei debiti sovrani europei, nel voto anticipato tenuto nel maggio 2012? E soprattutto come uscirono i greci dall'impasse politico-istituzionale in cui si erano cacciati con il rischio di far tornare il paese alla dracma e far saltare la moneta unica?
La Grecia, per arrivare all'attuale governo di coalizione composto da Nea Dimokratia (centrodestra), Pasok (socialisti) e Sinistra democratica (DiMar) è dovuta tornare per ben due volte alle urne, nel 2012, in un lasso di tempo di un mese sotto il pericolo della sua uscita dall'euro e della disintegrazione economica del paese alle prese con un debito di 357 miliardi di euro, record mondiale rispetto alle dimensioni della popolazione composta da 11 milioni di abitanti.

Dopo la bocciatura da parte dell'ex presidente francese, Nicolas Sarkozy, al vertice di Cannes del G8, della proposta del premier socialista George Papandreou, di tenere un referendum sulla permanenza del paese mediterraneo nell'euro, si volta pagina e si va al governo tecnico (come in Italia sarebbe avvenuto dopo un anno con l'esecutivo guidato da Mario Monti).

Il governo tecnico-politico di unità nazionale in Grecia è guidato da Loukas Papademos, ex vicepresidente della Bce e personalità molto apprezzata dai mercati internazionali. Ma Papademos è l'unico tecnico nel governo e i conservatori di Antonis Samaras mordono il freno e vogliono tornare a guidare l'esecutivo stanchi della manovra di austerità che devono votare senza però avere il comando dell'esecutivo. Così in poco tempo cade il governo tecnico e si va alle elezioni anticipate che si tennero il 6 maggio: un voto storico che ha segnato la fine del bipolarismo greco (Nd-Pasok, sempre, alternativamente al potere dalla fine del regime dei Colonnelli, avvenuto nel 1974) consegnando un parlamento (la Grecia ha una sola Camera) sostanzialmente ingovernabile. Esattamente come è accaduto in Italia nelle ultime elezioni che hanno visto la fine dei bipolarismo tra Pdl e Pd.

Conti «truccati» e apparato statale gonfiato
Vittime della crisi economica che loro stessi (Nea Dimokratia e Pasok) avevano contribuito a provocare in 40 anni al potere, gonfiando l'apparato statale con 600mila dipendenti in eccedenza e mettendo i conti pubblici fuori controllo, soprattutto dopo le spese faraoniche delle Olimpiadi 2004, l'equilibrio finanziario del Paese salta quando il premier socialista Papandreou scopre nel novembre 2009, dopo aver vinto le elezioni con il 44% dei voti, che il precedente governo conservatore di Costas Karamanlis gli ha lasciato un "buco" nei conti con un deficit stratosferico 2009 al 14,7%.

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