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Questo articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2013 alle ore 13:46.

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Dopo gli aerei "stealth" J-20 e l'ingresso in servizio della sua prima portaerei, Pechino continua la sua corsa al riarmo hi-tech mettendo in servizio la prima corvetta "invisibile" del tipo 56 della classe Jiangdao. L'unità navale da 1.440 tonnellate di stazza per 95,5 metri di lunghezza è entrata un servizio ufficialmente ieri a Shangai e verrà seguita da altre 20 navi destinate a rimpiazzare le più vecchie fregate classe Janghu (derivate dalle sovietiche "Riga" risalenti gli anni '50) e i pattugliatori Tipo 37. Le nuove unità navali sono caratterizzate da una bassa segnatura radar e da un'automazione senza precedenti per la Marina cinese, che consente di gestire l'intera nave con appena 60 uomini di equipaggio contro i 180 necessari per sulle navi che verranno sostituite dalle Jiangdao. Armata con una cannone automatico da 76 millimetri di tipo russo e con di batterie lancia missili anti-nave C-803 e anti-aerei a corto raggio FL-3000N (quasi identici agli statunitensi Raytheon RIM-116), la nuova classe di corvette "stealth" cinesi rappresenta un'evoluzione dei due pattugliatori costruiti dieci anni or sono dagli stessi cantieri di Shangai per la marina thailandese, ma secondo alcuni osservatori molte soluzioni tecnologiche adottate sarebbero ampiamente "ispirate" alle Littoral combat ship statunitensi.

Elementi che confermano così il costante potenziamento navale cinese e i progressi cinesi nello sviluppo di nuovi prodotti militari che stanno colmando il divario che separa ancora Pechino dall'Occidente e dai Paesi più avanzati dell'area del Pacifico che hanno già da tempo in servizio navi con caratteristiche stealth. La nuova corvetta entra in servizio nel momento di maggiore tensione fra la Cina e i suoi "vicini" rivieraschi con i quali sono in atto contese per la sovranità sugli arcipelaghi del Mar della Cina già culminati in dimostrazioni di forza e incidenti con vietnamiti, filippine e giapponesi alle isole Spratly, Paracel e Senkaku.

Nel braccio di ferro con Tokyo le ultime scintille risalgono al 24 febbraio quando tre pattugliatori cinesi sono entrati oggi nelle acque territoriali delle Senkaku (Diaoyu per i cinesi) provocando l'intervento della Guardia costiera nipponica e il duro monito del premier giapponese, Shinzo Abe, che in visita a Washington ha avvertito la Cina che «non saranno più tollerate le sfide», aggiungendo che «nessuna nazione dovrebbe commettere errori di valutazione o sottovalutare la saldezza della nostra risoluzione», nella difesa delle isole, così come, «nessuno dovrebbe mai mettere in dubbio la forza dell'alleanza nippo-americana».

Le piccole ma ben armate corvette Jiangdao sembrano essere adatte a effettuare missioni di pattugliamento proprio in queste acque contese. La bassa visibilità radar consente loro di muoversi in modo furtivo, i missili da crociera antinave a lungo raggio (300 chilometri di raggio d'azione) permettono di attaccare la flotta avversaria da grande distanza mentre il cannone risulta idoneo a colpire anche obiettivi terrestri. Gli analisti statunitensi ritengono che tra i punti di forza delle nuove navi cinesi vi siano anche i bassi costi di produzione e gestione che hanno già permesso di mettere in cantiere dieci unità. Le Type 56 minacciano inoltre di diventare temibili concorrenti dei similari prodotti occidentali su molti mercati dopo l'ordine di due esemplari da parte della marina del Bangladesh effettuato nel novembre scorso.

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