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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2013 alle ore 16:05.

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Nel Pd c'è chi lo invita (Giuseppe Fioroni) a «svestire i panni del comico» e a comportarsi «da leader di un movimento che è il primo nel Paese». Tra gli imprenditori Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica, non lo vedrebbe male come premier. Mentre per Roberto Andò, regista di Viva la Libertà, «non corrisponde alla politica» ma «rappresenta l'altro volto della politica». Beppe Grillo incassa critiche e endorsement, posta su Twitter «l'onore delle armi» per Giorgio Napolitano («ieri in Germania ho visto il mio presidente della Repubblica»), dribbla i cronisti sotto casa ma incarica il suo assistente di offrirgli il caffè, chiede scusa ai vicini per l'assedio dei media di questi giorni e rilancia: Pd e Pdl votino la fiducia al M5S.
«Aspetto i risultati nell'orto», aveva detto il giorno del voto, ostentando normalità di fronte allo tsunami politico che le urne stavano per certificare.

Lontano anni luce da quell'idea di leader che, preso da mille impegni, rinuncia alla normalità delle abitudini quotidiane, Grillo (nonostante l'arrivo a casa sua di un pacco sospetto che ha richiesto l'intervento degli artificieri) prosegue dritto per la sua strada. Distante dal palco e dalle piazze, a vederlo parlare con i cronisti in questi giorni, pareva più cauto. Ma è stata solo un'impressione legata ai modi più che ai contenuti. Dopo il voto il leader del M5S ha ripetuto: «La loro storia (quella dei politici, ndr) è finita, se ne apre un'altra. Dovranno seguire il nostro programma», «la gente gli ha girato le spalle». Poi ha annunciato che andrà lui alle consultazioni con il Presidente della Repubblica, «da garante del Movimento, ma anche per soddisfazione personale». E ha escluso da subito possibili alleanze, perché ora «i cittadini entrano» in Parlamento, «diventano lo Stato senza mediazioni o deleghe a nessuno».

Ha risposto picche a Pier Luigi Bersani che aveva chiesto un «governo di cambiamento» per occuparsi di «riforma delle isituzioni, nuova legge sui partiti e sul finanziamento, fondi per la ricerca, impegno per una nuova politica europea del lavoro» ma anche di «legalità, moralità, sobrietà, pari condizioni del mercato, grandi temi sociali». «Bersani è un morto che parla», ha scritto il leader del M5S sul suo blog, «è uno stalker politico. Da giorni sta importunando il M5S con proposte indecenti invece di dimettersi, come al suo posto farebbe chiunque altro. È riuscito persino a perdere vincendo». Ma dalla rete è partita una petizione (che ora raccoglie oltre 89.000 sostenitori) lanciata da Viola Tesi perché Grillo riveda la sua posizione dando fiducia al «Governo per cambiare l'Italia». Adesso però c'è anche una contro-petizione di segno opposto lanciata da Fabio Martina.

E oggi su Twitter rilancia l'idea partita dal blogger Claudio Messora: «Se proprio Pd e Pd-L ci tengono alla governabilità, possono sempre votare, loro, la fiducia al primo Governo targato M5S». Immediata la risposta di Pier Luigi Bersani: «Come noi rispettiamo gli elettori anche Grillo li rispetti. I numeri li vede anche lui, non pensi di scappare dalla sue responsabilità con delle battute. Ci si vede in Parlamento e davanti agli elettori». Dal blog il leader del M5S parla del suo gruppo parlamentare, quello «con l'età media più bassa, quello che maggiormente ha inciso nel rinnovamento, è quello del MoVimento 5 Stelle, con 37 anni». Che, rivendica «è anche il gruppo con maggiore percentuale di laureati».

Per dirla a modo suo, gli others restano the others, il «Mastrolindo» e «Gargamella» (ora definito anche «stalker politico» e «smacchiatore fallito») sono lontani, troppo lontani. «Fiducia? What's fiducia?» scrive sul blog di Grillo Claudio Messora. Secondo il quale «i titoloni dei giornali, quelli che parlano di base spaccata basandosi su qualche commento su un blog e su una petizione in rete», «sono solo l'ennesima strumentalizzazione giornalistica orchestrata dalla vecchia politica». Forse, scrive il blogger, «questa Viola Tesi che all'improvviso spunta fuori dal nulla, con una petizione pro fiducia (pro Pd) in rete, guarda caso su un sito che nulla ha a che fare con il M5S, raccogliendo magicamente decine di migliaia di firme, non è esattamente espressione della base del Movimento».
Intanto The Economist titola in copertina per l'edizione internazionale: «Entrino i clown. Come le disastrose elezioni in Italia minacciano il futuro dell'Euro»

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