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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2013 alle ore 18:15.

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Pier Luigi Bersani va alla conta in direzione e Matteo Renzi sbarca a Roma.
Il segretario Pd confida nell'unanimità ma gli basta anche la maggioranza dei voti per avere mandato dai vertici del partito ad andare avanti sulla sua linea: il programma degli otto punti con cui presentarsi alle Camere per un governo di minoranza che abbia di volta in volta l'appoggio del Movimento 5 Stelle su singoli provvedimenti. Nel partito non tutti sono convinti, ma l'idea di fare un tentativo in questa direzione prevale sul resto.

Matteo Renzi ha confermato: alla direzione partecipa anche lui, reduce da un colloquio con il presidente del Consiglio uscente, Mario Monti. «È stato un incontro istituzionale», ha precisato il sindaco di Firenze, nel quale i due hanno anche analizzato i risultati del voto.
Annullata la riunione con i parlamentari a lui vicini per non dare l'impressione di essere impegnato nella costituzione di una sua corrente, Renzi, con le scelte di questi giorni, ribadisce che lui c'è. Vede Monti, va in tv da Giovanni Floris a Ballarò, partecipa alla direzione del Pd.

Formalmente la leadeship di Bersani non è in discussione, ma l'idea di correre a nuove possibili elezioni con l'attuale segretario come candidato premier fa storcere il naso a molti nel partito. Il sindaco di Firenze è stato chiaro: «Ho combattuto Bersani a viso aperto quando non lo faceva nessuno, guardandolo negli occhi. Non lo pugnalo alle spalle, oggi». Però: «Grillo non va rincorso, va sfidato». Che sia lui la carta del futuro nel Pd lo pensano in molti, compreso Enrico Letta che lo ha detto esplicitamente.
«Su forme di democrazia diretta e partecipazione bisogna riconoscere che Matteo è moderno e decisamente competitivo con Grillo» secondo il vicesegretario Pd.
Mentre per Paolo Gentiloni, già tra i sostenitori del sindaco di Firenze «Le battaglie che ha fatto Renzi e che ho condiviso sono assolutamente attuali dal punta di vista dei contenuti» e «si faranno nel momento in cui sarà data prima una risposta all'esigenza del Paese che é quella di uscire da queste condizioni di assoluta incertezza». Anche chi, nel Pd, non lo ama particolarmente dice: «Ormai siamo condannati a Renzi».
Che il rottamatore sia «una risorsa per tutto il partito democratico» lo sostiene pure Marina Sereni, la quale precisa che «Renzi é stato molto leale, ha fatto una campagna elettorale insieme al segretario fino alla fine».

La direzione viene trasmessa in streaming dal sito del partito. Gli stracci, è prevedibile, non voleranno e il dissenso di alcuni alla linea del segretario rimarrà sotto traccia, in attesa di vedere cosa deciderà il presidente della Repubblica. In molti sono pronti a scommettere che Giorgio Napolitano possa concedere un mandato esplorativo a Pier Luigi Bersani, anche se ormai la posizione del Movimento 5 Stelle è chiara. E, se il segretario dovesse verificare l'impercorribilità della soluzione da lui prospettata di un governo di minoranza, allora arriverà il momento più difficile per i democratici. Che sono divisi tra l'ipotesi di nuove elezioni e quella di un governissimo. Sarà quello il momento della resa dei conti nel Pd.

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