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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2013 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 25 febbraio 2014 alle ore 19:28.

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Il lavoro resta un fattore di potenziale tensione sociale, con la disoccupazione che, seppur in leggero calo, è al 14,1% secondo gli ultimi dati mensili (quella giovanile è al 30,6), per effetto della pesante eredità della bolla immobiliare. In tre anni sono stati persi 250mila posti di lavoro, molti nelle costruzioni, ma il governo ha appena varato un Action Plan dal quale si attende 100mila impieghi in più da qui al 2016. Anche consumi e domanda interna sono andati incontro a una continua contrazione, ma la crescita, seppure modesta, è stata possibile grazie alla buona tenuta dell'export, vero motore dell'economia irlandese.
Il Portogallo che non cresce
Per la troika Lisbona è un modello di risanamento, il governo ha dimezzato il deficit che ora vale il 5% del Pil. Comincia a riaffacciarsi sul mercato del debito. È forse il Paese che si è spinto più avanti nell'austerity e per questo è un banco di prova decisivo per le scelte di rigore di Bruxelles. Ma l'economia non riesce a riprendersi. Il Portogallo è entrato nel suo terzo anno di recessione tra le proteste di piazza e il caos politico. «Se abbandoniamo la strategia di risanamento saremo alla deriva nella tempesta», ha detto il ministro delle Finanze, il conservatore Vitor Gaspar in Parlamento di fronte all'opposizione di sinistra che chiedeva la fine dell'austerity. Lo stesso presidente Anibal Cavaco Silva, ha inviato l'ultima Finanziaria alla Corte Costituzionale per valutare «l'equità nella distribuzione dei sacrifici». Il 2012 si è chiuso con un calo del Pil del 3,2%, un risultato peggiore del previsto. Tra il 1992 e il 2008 il Portogallo ha avuto una crescita media annua del 2,1 per cento. Oggi si calcola che riuscirà a tornare ai livelli precedenti la grande crisi non prima del 2019. Con conseguenze devastanti sulle imprese, sul lavoro e sulle famiglie.
Ripresa lontana in Spagna
La quarta economia dell'area euro nel 2008 aveva un tasso di disoccupazione dell'8,5%, uguale a quello della Germania. Ora, di nuovo in recessione, al terzo anno di austerity, ha superato il 25%, un record nei Paesi avanzati se si esclude la Grecia. Più della metà dei giovani spagnoli che cercano un'occupazione non riesce a trovarla. La disoccupazione è «il vero nemico da battere per la Spagna», come ripete, quasi impotente, il premier conservatore Mariano Rajoy. In un Paese con oltre sei milioni di disoccupati (senza prospettive nel breve periodo) e quasi due milioni di famiglie rimaste senza alcun reddito, i consumi stanno trascinando a fondo il Pil, con una compensazione solo parziale delle vendite sui mercati esteri.
L'economia spagnola si è contratta dell'1,4% nel 2012 e - secondo tutte le analisi, tranne quelle del governo di Madrid - non si vedranno segni di ripresa prima del 2014. Ma la recessione potrebbe prolungarsi anche più in là a causa delle tensioni internazionali che potrebbero arrivare dalla Grecia, ma anche dall'Italia o dalla stessa Bruxelles. La Spagna è ancora debole, la crisi delle banche - travolte dal crollo dell'immobiliare e salvate da un prestito di 40 miliardi dell'Esm - si è portata via i prestiti alle imprese e le imprese hanno ridotto gli investimenti: subito, nel 2009, del 18% ma ancora nel 2012 del 8,9 per cento. I tagli alla spesa e le nuove tasse dettati da Bruxelles e introdotte dal governo hanno risanato solo in parte il bilancio: tanto che la Ue sembra chiedere un ulteriore aumento dell'Iva.
Tra austerity e politiche di crescita, l'unica certezza è che senza l'intervento della Bce la Spagna avrebbe dovuto chiedere il salvataggio internazionale già la scorsa estate, schiacciata dalla pressione dei mercati.
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I VOLTI DELLA PROTESTA
Sciopero in Grecia. Il 20 febbraio decine di migliaia di greci hanno partecipato a uno sciopero generale contro le riduzioni dei salari e gli aumenti fiscali imposti dall'austerità, mettendo alla prova la determinazione del Governo (nella foto, la protesta ad Atene)
La rabbia di Lisbona. Il 2 marzo scorso più di 200mila persone hanno marciato nelle strade della capitale portoghese (nella foto) chiedendo le dimissioni del Governo di centro-destra e la fine delle misure di austerità dettate dal bailout internazionale

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