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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2013 alle ore 06:40.

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ROMA
Un'operazione di compravendita dei senatori di Italia dei Valori. Un cambio di "casacca", da dipietristi a berlusconiani e nei periodi politici di rilievo per il Cavaliere: nell'autunno 2007 per sfiduciare l'allora governo Prodi e nel dicembre 2010 per incassare la fiducia.
Due fascicoli aperti dal procuratore aggiunto di Roma, Francesco Caporale, e che puntano ad accertare sospetti casi di corruzione: denaro per lasciare il partito di Antonio Di Pietro e transitare nel Popolo della Libertà. Operazioni politiche poco chiare, anche all'attenzione dei pubblici ministeri di Napoli, che hanno indagato Berlusconi. A Roma, invece, sono finite le posizioni degli ex di Idv Domenico Scilipoti e Antonio Razzi, che nell'inverno del 2010 lasciarono il partito per non votare la sfiducia al governo Berlusconi. Al momento non sono formalmente indagati, in quanto l'inchiesta è a modello 45, ossia fatti non costituenti reato. Si tratta di un'indagine "conoscitiva", finalizzata a verificare la reale fondatezza della denuncia sui due parlamentari, presentata da Di Pietro. Entrambi saranno ascoltati dall'aggiunto Caporale, il quale ha intanto delegato il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Roma a svolgere le indagini. Solo dopo, eventualmente, si stabilirà chi sono i corrotti e chi il corruttore.
Pur non essendo indagato, Scilipoti ha commentato, affermando che «mi sembra una cosa ridicola. Ho sempre detto che la mia fu una scelta dettata dagli interessi degli italiani e non da quelli di bottega». Inoltre, ha aggiunto che «altri hanno fatto una scelta diversa dalla mia e hanno fatto prevalere gli interessi di bottega. Ho pensato l'incontrario e sono convinto di aver fatto bene. E in quel momento avrei fatto quella scelta anche se il presidente del Consiglio si fosse chiamato D'Alema o Bersani. In quel momento – ha concluso – dovevamo difendere l'Italia: per questo mi sembra ridicolo tornare su un argomento che è già stato sviscerato e chiarito».
Anche la seconda indagine, nasce da una denuncia dell'ex pm di Milano. Questa riguarda una sospetta registrazione fatta dal senatore di Idv, Giuseppe Caforio, dalla quale emergerebbe una richiesta del collega Sergio De Gregorio (pentitosi con la Procura di Napoli) di vendersi al Pdl. Ma andiamo con ordine. A dicembre scorso De Gregorio avvia una collaborazione proficua con i magistrati partenopei. Rivela spaccati di una presunta "campagna acquisti" del Pdl di senatori di Idv, per far cadere nel 2007 il governo Prodi. Tra questi, per De Gregorio, risulta esserci anche Caforio, a cui volevano offrire fino a «5 milioni di euro» per abbandonare il partito di Di Pietro. Immediata la precisazione del senatore, che in due interviste ha dichiarato di aver "registrato" una conversazione avuta col collega De Gregorio, in cui questi avrebbe promesso dei soldi per passare tra le fila del partito di Berlusconi. L'incontro sarebbe stato registrato su nastro, poi ceduto a Di Pietro, che nei prossimi giorni lo depositerà alla Procura di Roma. L'aggiunto Caporale, comunque, ha già disposto l'audizione del deputato Nello Formisano, ex di Idv, che sarà ascoltato esclusivamente in qualità di persona informata sui fatti.

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