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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2013 alle ore 13:26.

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Nord-Ovest colonizzato, Nord-Est delocalizzato, Centro alle prese con l'espansione economica dei capitali sporchi e Sud preda: ecco in sintesi, la fotografia delle mani delle mafie in Italia.
La commissione parlamentare di inchiesta presieduta da Beppe Pisanu il 6 febbraio ha spedito ai due rami delle Camere la relazione conclusiva nella quale ci sono le conferme di quanto emerso con audizioni e missioni, nel corso dell'intera legislatura.
La sintesi in Lombardia - dove la ‘ndrangheta ha ormai soppiantato Cosa nostra mentre la camorra ha molte radici - la tira il Procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, secondo il quale la mafia calabrese è: «una realtà polivalente, dunque organizzazione criminale violenta, impresa economica, apparato simbolico e struttura di potere in rapporto con il mondo istituzionale e con la società
civile, che, in quanto tale riesce ad allacciare relazioni con la società civile e tali relazioni costituiscono uno dei fattori che rendono forti le associazioni criminali e spiegano la difficoltà a sconfiggerle».
Sostanzialmente, l'operazione «Il Crimine-Infinito» sull'asse Reggio Calabria-Milano-Torino ha consentito di accertare che la 'ndrangheta al Nord Ovest e` una realtà polivalente: organizzazione criminale violenta, impresa economica, apparato simbolico e struttura di potere in rapporto con il mondo istituzionale e con la società civile. La 'ndrangheta commette non solo reati classici della criminalità mafiosa – omicidi, sequestri di persona, estorsioni, narcotraffico – ma e` in grado di coinvolgere soggetti appartenenti: al mondo imprenditoriale, alla sfera istituzionale (dirigenti pubblici e politici) e la cosiddetta area grigia (magistrati, avvocati, medici, appartenenti alle Forze di polizia).

Nord Est
Un puzzle dunque di una mafia polivalente che nel Nord-Est, nel quale rientra anche l'Emilia Romagna, cambia leggermente il profilo. La preoccupazione più grande, al momento, è proprio quella legata alle opere post terremoto, tanto che appare come un caso di scuola quanto ha già fatto la prefettura di Reggio Emilia – dove la cosca crotonese Grande Aracri ha ramificazioni enorme - che ha stipulato con le istituzioni reggiane 36 protocolli di legalità, che prevedono l'abbassamento della soglia del valore dell'appalto ai fini del controllo antimafia. Anche in materia di certificazione antimafia, l'attività e` stata di particolare rilievo: sono state adottate 26 misure interdittive, due delle quali riguardano due consorzi (uno che riunisce 30 ditte individuali e l'altro che ne consorzia 36). Sono state così controllate una novantina di aziende, per la maggior parte controllate da soggetti di origini calabresi (in particolare cutresi), ma anche da soggetti legati a Cosa nostra siciliana.

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