Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2013 alle ore 13:26.

Nel Nord Est, in generale, si registrano segnali di una «delocalizzazione» del crimine organizzato, consistente nella creazione da parte dei sodalizi criminali di ricchezza in quel contesto economico-produttivo, particolarmente idoneo ad attrarre nuove opportunità di illeciti profitti.
Per comprendere il significato di questa terminologia, ha evidenziato il sostituto procuratore nazionale antimafia Roberto Pennisi, basta riferirsi al significato che il termine «delocalizzazione» ha nel mondo dell'economia globalizzata, laddove ci si riferisce all'impresa operante in un determinato contesto territoriale che decide di insediarsi in un altro contesto territoriale mantenendo la sede centrale nel luogo di origine. Ciò che caratterizza la delocalizzazione e che vale a distinguere il fenomeno da quello del riciclaggio, che pure esiste nelle zone del Nord Est, è che i proventi dell'attività d'impresa che delocalizza nel settentrione vengono, successivamente, reinvestiti al Sud, con tendenza contraria a quello che avviene nelle altre regioni d'Italia, in nuove imprese criminali, con il risultato della creazione esponenziale di ulteriori profitti illeciti.
Non si tratta, quindi, di semplice attività di riciclaggio e reinvestimento di capitali illeciti al Nord, perche´ il movimento dei proventi economici, lungi dall'andare da Sud verso Nord, percorre la rotta contraria.

Centro.
Nel Centro Italia, oltre alla situazione allarmante della Toscana, le attenzioni gravitano su Roma e sul Basso Lazio.
Nella Capitale è evidente ed ormai ripetutamente accertata la presenza e l'espansione nel campo economico-imprenditoriale di esponenti di tutte le mafie tradizionali, con investimenti nel settore commerciale, immobiliare e finanziario, in una sorta di convivenza, tra di essi ed anche con la criminalità laziale (principalmente interessata alle rapine, al traffico di stupefacenti ed all'usura).
D'altro canto, e` stato anche ricordato che manca una stabile organizzazione di stampo mafioso autoctona sin dai tempi della «banda della Magliana», operativa in particolare negli anni '80, e che nessuna organizzazione locale e` riuscita a realizzare un effettivo controllo del territorio romano attraverso il metodo mafioso.
Come riferisce la Dda di Roma, «la scelta di effettuare investimenti a Roma e nel Lazio viene privilegiata in quanto la vastità del territorio, la presenza di numerosissimi esercizi commerciali, attività imprenditoriali, società finanziarie e di intermediazione consente di mimetizzare gli investimenti; una sicura attrattiva deriva poi dalla tipologia criminale del Lazio, non caratterizzato da quelle forme di allarme sociale tipiche di altre realtà territoriali, in cui e` assente una criminalità locale fortemente radicata e in cui non vi e` necessità di contendersi i comparti economico imprenditoriali.
Per quanto riguarda il Basso Lazio, è invece la provincia di Latina a destare allarme.

Sud.
Nelle quattro regioni a tradizionale alta presenza mafiosa la situazione è sempre più allarmante e forse, meglio di tanti discorsi, può valere riportare la sintesi del senatore Luigi Li Gotti, secondo il quale «non esiste settore dell'economia che non sia contaminato dalla presenza criminale…la contaminazione è arrivata a un punto tale che bisognerebbe davvero capire, parlando con gli imprenditori, cosa significa fare impresa al nord e fare impresa al Sud. Bisognerebbe parlare con chi fa impresa al sud per capire fino a che punto l'imprenditore del Sud può andare avanti, fino a che punto la sua quota di crescita non dà fastidio e quando invece comincia a dare fastidio…».

Per approfondimenti
http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com

Shopping24

Dai nostri archivi