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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2013 alle ore 12:55.

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La stufa del Conclave posizionata all'interno della Cappella Sistina. (Ansa)La stufa del Conclave posizionata all'interno della Cappella Sistina. (Ansa)

Sono state installate nella Cappella Sistina le due stufe, una per bruciare le schede e l'altra per segnalare l'elezione del nuovo Papa, rendendo meglio visibile all'esterno il colore della fumata - nera o bianca - grazie ai candelotti fumogeni. La seconda stufa è stata un'innovazione di Giovanni Paolo II, che ha aggiunto anche il suono delle campane di San Pietro, con la duplice funzione di manifestare gioia per l'elezione del Papa e di confermare la fumata bianca.

Queste disposizioni hanno trovato la loro prima applicazione nel conclave da cui uscì eletto Benedetto XVI. La stufa per bruciare le schede e i documenti è in ghisa, di forma cilindrica rastremata, alta circa un metro, e venne usata per la prima volta nel conclave del 1939. Sulla calotta superiore sono riportate, mediante punzonatura, le date di elezione e i nomi degli ultimi sei pontefici, da Pio XII a Benedetto XVI. Fino al 2005, prima dell'inizio del conclave, per verificare il corretto funzionamento della stufa, era in uso anche la fumata gialla.

Gli accorgimenti adottati dovrebbero evitare il ripetersi dei casi, non infrequenti anche in anni non troppo lontani, di incertezza sul colore della fumata. Nel primo conclave del 1978, da cui risultò eletto papa Luciani, dal comignolo uscì fumo grigiastro, creando notevole disorientamento sia fra i giornalisti in sala stampa che nei fedeli in Piazza San Pietro. Nell'elezione di Benedetto XVI gli equivoci iniziali sono stati invece dissipati dal suono delle campane.

Un "falso annuncio" ci fu nel 1958: il patriarca di Venezia Angelo Giuseppe Roncalli, papa Giovanni XXIII, fu eletto nel pomeriggio di martedì 28 ottobre 1958 (pare all'undicesimo scrutinio), ma la prima fumata del conclave, domenica verso mezzogiorno, era sembrata a tutti bianca per una decina di secondi. Quanti bastarono perché qualche agenzia di stampa lanciasse il "flash" dell'elezione del Papa. Poi, mentre si attendeva da un momento all'altro l'aprirsi del finestrone del loggiato di San Pietro, il fumo cominciò ad annerirsi.

Ma come si svolgono in concreto le operazioni di voto dopo che, pronunciato il rituale "Extra omnes", i cardinali sono chiusi nella Cappella Sistina e isolati dal mondo? Lo scrutinio tecnicamente si divide in "Antescrutinium", "Scrutinium vere proprieque" e "Post-scrutinium". Dapprima vengono sorteggiati tre scrutatori, tre revisori e tre "infirmarii" (che raccolgono i voti dei cardinali infermi nella residenza Santa Marta); quindi i cerimonieri consegnano due o tre schede bianche a ogni elettore con la scritta "Eligo in summum Pontificem", sotto cui va indicato il nome del prescelto, poi lasciano la Sistina. Si passa così allo "Scrutinium vere proprieque". In questa fase ogni cardinale compila in segreto la scheda, la piega a metà e tenendola sollevata va all'altare. Qui, recitata la formula del giuramento, depone la scheda nell'urna. I cardinali non camminano sul pavimento, ma su una struttura piana in legno coperta da un panno beige, alta circa mezzo metro e in linea con il secondo gradino dell'altare. Alla fine della votazione le schede vengono trasferite dall'urna dentro un calice.

A questo punto gli scrutatori si siedono davanti all'altare. Il primo apre una scheda e legge il nome, il secondo ripete la procedura, il terzo annota il nome e lo legge a voce alta, poi fora le schede con un ago sulla parola "Eligo" e le lega insieme con un filo. Le schede vengono bruciate dopo ogni votazione nella stufa. Così fino al raggiungimento della richiesta maggioranza dei due terzi per l'elezione. Il nuovo Papa, prima di accettare l'ufficio petrino, sarà condotto nella "Camera lachrimatoria", una piccola stanza sulla sinistra dell'altare, che prende il nome dalle possibili lacrime di commozione di chi è stato chiamato sulla Cattedra di Pietro. Dopo l'accettazione si bruciano per l'ultima volta le schede, facendo in modo che esca dal comignolo la classica fumata bianca.

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