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Questo articolo è stato pubblicato il 08 marzo 2013 alle ore 08:11.

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Una telecamera ha registrato il tragico salto nel vuoto di David Rossi. Si tratta della telecamera puntata su via dei Rossi, sul retro di Rocca Salimbeni. Il filmato è stato acquisito mercoledì notte dai magistrati che stanno conducendo l'inchiesta e dagli uomini della squadra mobile. Le immagini - che al momento della caduta riportano l'orario delle 19,59 - mostrano che Rossi non sarebbe morto sul colpo.

SIENA - Una lunga telefonata ricevuta sul cellulare prima di uccidersi. L'analisi della conversazione (e l'interlocutore) potrebbero servire a spiegare la morte di David Rossi.
L'unica ipotesi, in questo momento, è il suicidio. Il fascicolo investigativo della magistratura di Siena non apre altri scenari. Nicola Marini, il pubblico ministero di turno mercoledì sera quando è stato trovato il corpo senza vita del responsabile della comunicazione di Banca Mps, ha ordinato l'autopsia (effettuata ieri pomeriggio da Mario Gabbrielli, direttore del dipartimento di medicina legale dell'Università di Siena) e ha coinvolto nell'inchiesta i colleghi che indagano sull'acquisto di Antonveneta, le manovre finanziarie della vecchia gestione e gli arricchimenti di alcuni dirigenti dell'area finanza.

Cosa può avere spinto Rossi a farla finita gettandosi dalla finestra del suo ufficio, al terzo piano di Rocca Salimbeni? Non era indagato e, come hanno puntualizzato i vertici della banca, non stava per perdere il lavoro (vedere altro servizio). Eppure era in uno stato di stress e negli ultimi giorni appariva lontano e distaccato dalle cose che accadevano. Un atteggiamento che aveva messo in allarme familiari e collaboratori.
Nel pomeriggio di mercoledì si è messo a lavorare al computer senza quasi rispondere a chi cercava di rivolgergli la parola. Poi, intorno alle 19, ha chiamato la moglie Antonella per dire che stava uscendo dall'ufficio. Alle 20 e 30, non vedendolo arrivare, la moglie lo ha cercato sul cellulare, che però squillava a vuoto. Preoccupata, ha cercato il responsabile della segreteria del marito, Giancarlo Filippone, un amico di vecchia data della coppia, che era già a casa. Il quale è andato di corsa a Rocca Salimbeni.
Quando è arrivato davanti alla stanza del suo capo, la porta era aperta e la finestra dietro la scrivania spalancata. Nessuna traccia di David. Gli occhiali e i cellulari erano sul tavolo. Filippone si è affacciato e, nella penombra della sera piovosa, ha intravisto il corpo senza vita dell'amico sul selciato del vicolo che percorre per pochi metri il retro del palazzo, proprio davanti a via del Refe Nero. L'allarme è scattato immediatamente, ma per Rossi non c'era nulla da fare. La morte, dopo un volo di quasi venti metri a testa in giù e di spalle, deve essere stata immediata.

Nel primo sopralluogo di mercoledì sera, che oltre al posto di lavoro ha riguardato anche l'abitazione, nel cestino dell'ufficio gli inquirenti hanno trovato diversi biglietti accartocciati sui quali Rossi avrebbe tentato di scrivere una lettera alla moglie. Senza riuscirci, se non per la frase «ho fatto una cavolata», sulla cui attribuzione e soprattutto sul cui significato dovranno però pronunciarsi gli esperti. Altro materiale utile a ricostruire le ultime ore prima del suicidio dovrebbere emergere dal lavoro di analisi sul computer e i telefonini del manager, tutto materiale sequestrato ieri. Sempre ieri, in Procura è stato ascoltato come persona informata dei fatti anche Alessandro Profumo, il presidente della banca.
Con chi ha parlato Rossi mercoledì sera, oltre alla moglie? E perchè preannunciare l'arrivo a casa quando stava per togliersi la vita? Cosa può essere accaduto in quei momenti drammatici? Ogni ipotesi diversa dal suicidio, come detto, al momento è destituita di fondamento. L'ora della tragedia, il luogo (Rocca Salimbeni è sorvegliata anche di sera), la modalità, non lasciano spazio a ricostruzioni di fantasia. Perfino quel volo innaturale, all'indietro, se sarà confermato, trova una spiegazione nella scelta di non guardare.
David era stanco e avvilito per le disavventure del Monte e di Siena, per il sostanziale fallimento della classe dirigente locale, ma soprattutto e giustamente non voleva invadenze nella sua vita privata. Gli attacchi personali di cui era stato oggetto, nella piccola realtà cittadina, lo avevano prostrato. E forse è anche tutto questo che non ha voluto vedere più.

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