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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2013 alle ore 07:13.
«Quo nomine vis vocari?». Nella storia bimillenaria del Papato il nome che ricorre più frequentemente è Giovanni. Il patriarca di Venezia cardinale Angelo Giuseppe Roncalli, quando fu eletto Papa il 28 ottobre 1958, scelse di chiamarsi Giovanni XXIII, "sovrapponendosi" a un antipapa del primo Quattrocento, Baldassarre Cossa, che era riuscito a insediarsi a Roma con l'aiuto di Luigi II d'Angiò, ma non viene riconosciuto dalla numerazione ufficiale della Chiesa.
Era il periodo dello scisma d'Occidente e a un certo punto ci furono addirittura tre "papi": gli antagonisti di Giovanni XXIII erano Benedetto XIII e Gregorio XII. Sarà quest'ultimo a essere poi ritenuto legittimo dal concilio di Costanza, che servirà anche a comporre lo scisma dopo quasi quarant'anni. Particolare significativo, Gregorio XII ormai novantenne, fu anche l'ultimo Papa - prima di Benedetto XVI - a rinunciare alla carica, con una procedura che la Chiesa considera legittima, sia sotto il profilo giuridico che teologico.
Quanto a papa Roncalli, secondo i giornali dell'epoca, la scelta del nome sarebbe dovuta alla sua devozione per San Giovanni Battista, al quale è dedicata la chiesa parrocchiale di Sotto il Monte, il paese del bergamasco dove lui era nato in una famiglia di contadini. Il successore di Giovanni XXIII, papa Montini, sceglie il nome di Paolo VI, come l'apostolo dei Gentili. Uscendo dai confini dell'Italia per la prima volta dall'epoca napoleonica, Paolo VI con il pellegrinaggio in Terra Santa del gennaio 1964 inaugurò l'era dei viaggi apostolici nel mondo; in un famoso intervento all'Assemblea generale dell'Onu nell'ottobre 1965 perorò la causa della pace fra i popoli.
Nel 1978 l'opinione pubblica si domandava se il nuovo pontefice Albino Luciani sarebbe stato un "Giovanni" o un "Paolo": sorprendente fu invece la scelta dell'inedito doppio nome di Giovanni Paolo I. Dopo il suo pontificato di soli trentatré giorni, fu un segno di rispettoso omaggio nei suoi confronti la scelta del doppio nome di Giovanni Paolo II da parte di papa Wojtyla.
Il cardinale Joseph Ratzinger, divenuto papa Benedetto XVI la sera del 19 aprile 2005, ha scelto un altro nome molto frequente nella storia della Chiesa. Prima di lui, Benedetto XV (settembre 1914-gennaio 1922) era stato Papa negli anni della Prima guerra mondiale, che definì "orrenda" e "inutile strage", ma inascoltati rimasero i suoi appelli alla pace.
In una classifica virtuale dei papi sarebbe al secondo posto "ex aequo" anche Gregorio XVI, rimasto sulla cattedra di Pietro dal 1831 al 1846 e predecessore di Pio IX, che ha attraversato tutte le vicende del Risorgimento e la fine del potere temporale dei papi, facendo del suo pontificato (durato fino al 1878) il più lungo della storia.
A Pio IX seguiranno tre pontefici con lo stesso nome, fino a papa Pacelli, Pio XII, eletto nel marzo 1939 quasi alla vigilia della Seconda guerra mondiale e scomparso nel 1958. Unico inserimento con un nome diverso è quello di Leone XIII (1878-1903), il papa dell'enciclica sociale "Rerum Novarum".
Il conclave vero e proprio inizia oggi, dopo la messa "pro eligendo Pontifice" nella basilica di San Pietro, con la pronuncia del rituale "Extra omnes" dalla Cappella Sistina, da parte del maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie monsignor Guido Marini. «Dopo la meditazione è possibile che i cardinali elettori facciano la prima votazione, che difficilmente ha esito positivo: c'è da aspettarsi la fumata nera» ha spiegato il direttore della sala stampa vaticana padre Federico Lombardi. In pratica è quasi una "elezione primaria" dove i gruppi di cardinali votano il loro candidato di bandiera, concordato durante le congregazioni generali.
Da mercoledì 13 a venerdì 15 marzo, invece, sono previsti due scrutini la mattina e altri due nel pomeriggio, quindi dodici votazioni in tre giorni, secondo le regole fissate da Pio X e aggiornate da Paolo VI e da Giovanni Paolo II. Ciascun gruppo di cardinali può quindi far convergere i propri suffragi da un candidato minoritario a uno più plausibile, per arrivare alla maggioranza dei due terzi necessaria per l'elezione.
Soltanto al quinto giorno di conclave è prevista una pausa di riflessione e di libero colloquio, senza scrutini, per riprendere successivamente con un altro ciclo di votazioni. Ma con 5.600 giornalisti di tutto il mondo accreditati in Vaticano, non sarebbe di buon auspicio per i cardinali (che la fede cattolica vuole ispirati dallo Spirito Santo) far mancare la "fumata bianca" oltre il quarto giorno di conclave.
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