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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2013 alle ore 12:52.

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Innesta la quarta, la Procura di Napoli, e chiede il giudizio immediato per Silvio Berlusconi, Sergio De Gregorio e Valter Lavitola. Sono tutti accusati di corruzione. Il provvedimento è già sulla scrivania del gip, che ora ha cinque giorni di tempo per aderire o meno all'istanza dei pm titolari dell'inchiesta sulla compravendita dei parlamentari (Woodcock, Piscitelli, Curcio, Greco, Milita e Cafiero de Raho).

La mossa dell'ufficio inquirente si può leggere soprattutto come il tentativo di mettere un freno alla clessidra di una prescrizione che corre sempre più veloce. I fatti contestati risalirebbero al 2007 e i tempi per l'estinzione del reato sono assai stretti, in questo caso sette anni e mezzo.

L'accelerazione decisiva per la scelta del giudizio immediato, che comporta il salto dell'udienza preliminare, quindi un risparmio di almeno un anno sui tempi processuali, si è avuta la scorsa settimana con le deposizioni tra gli altri dell'ex premier Romano Prodi, Antonio Di Pietro e Anna Finocchiaro. Ancora ieri, i pm sono stati al lavoro per ascoltare il deputato ulivista all'epoca dei fatti Paolo Rossi, che ha confermato di essere stato inutilmente avvicinato da esponenti del centrodestra per fare il "salto della quaglia".

La chiusura di questa tranche, che vede nelle dichiarazioni autoaccusatorie di De Gregorio il proprio principale fulcro investigativo, non significa però l'interruzione del lavoro inquirente. Infatti, i pubblici ministeri (gli stessi che si sono occupati l'anno scorso dell'indagine "P4") sono convinti che il mercato dei parlamentari sia stata una pratica messa in atto non soltanto con l'ex dipietrista De Gregorio, acquistato per sua stessa ammissione per tre milioni di euro, ma anche con altri deputati e senatori. Nel capo d'imputazione, infatti, il gip lascia intravedere un'azione d'indagine ad ampio raggio su «altri esponenti parlamentari dello schieramento politico avverso in quel momento maggioritario (il centrosinistra, ndr) e in corso di precisa identificazione».

L'ipotesi accusatoria (smentita con veemenza dal legale del Cav, Niccolò Ghedini, in più di un'occasione) si è spinta anche a monitorare i flussi monetari che avrebbero reso possibile la corruzione. Ovvero «pianificate, molteplici ed articolate operazioni finanziarie poste in essere in forma occulta, mascherata e comunque extracontabile, con modalità concrete in corso di completa ricostruzione concertavano, programmavano, concordavano e comunque disponevano l'erogazione 'in nero' della somma complessiva di due milioni di euro in origine proveniente da società di capitali del gruppo Berlusconi in via di individuazione concreta».

Bisognerà invece attendere l'insediamento del nuovo Parlamento per poter avviare l'iter per l'autorizzazione alla perquisizione di una cassetta di sicurezza che i pm ritengono essere nelle disponibilità di Silvio Berlusconi sequestrata nei giorni scorsi.

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