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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2013 alle ore 06:38.

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Giorgio SquinziGiorgio Squinzi

Di fronte alla situazione politica post-elezioni, e per dare un Governo al Paese, l'esortazione è quella di «mettere da parte i particolarismi, tutti gli schieramenti e i dibattiti e concentrarsi sui problemi dell'economia reale». Giorgio Squinzi insiste su questo tasto rivolgendosi alla politica. Lo ha fatto prima del voto, con il documento messo a punto da Confindustria a fine gennaio, che contiene una serie di azioni per ridare slancio alla crescita dell'Italia e che potrebbero portare ad un Pil nel 2018 al 3 per cento. Insiste in particolare ora, di fronte ad una situazione complessa come quella che si è creata dopo i risultati delle urne.

«Il nostro Paese ha bisogno di intervenire rapidissimamente sui nodi dell'economia reale», ha rimarcato il presidente di Confindustria, in un'intervista ai microfoni del Tg5. E c'è un punto che agli imprenditori sta particolarmente a cuore e che è diventata una vera emergenza: il pagamento dei debiti da parte della pubblica amministrazione. Nel documento di Confindustria c'è un paragrafo dedicato al tema: pagarne subito una quota per ridare liquidità alle aziende. Squinzi, nell'intervista di ieri sera, ha sottolineato questa necessità: la Pubblica amministrazione dovrebbe pagare immediatamente i debiti, per rimettere in moto il sistema produttivo.

«I debiti ammontano a 71 miliardi secondo le stime della Banca d'Italia; nel programma che abbiamo sottoposto alle forze politiche sotto le elezioni abbiamo previsto nella terapia d'urto, da realizzare nei primi novanta giorni, il pagamento di 48 miliardi, un'iniezione di liquidità che permetterebbe di generare almeno 10 miliardi di investimenti nei prossimi anni».
E alla domanda sul credito bancario che si è ristretto, Squinzi ha risposto che ciò è successo anche perché le banche sono in difficoltà e ritiene che innanzitutto vada ripristinato un clima di fiducia. «Secondo le banche – ha detto il presidente di Confindustria – sono anche gli investitori a non chiedere credito, perché il clima di sfiducia generale che ha investito il Paese è arrivato a limiti su cui bisogna intervenire».

Secondo Confindustria, serve una cura shock da realizzare nei primi tre mesi del Governo. Un appello che Squinzi ha rivolto a chi avrà la responsabilità di guidare il Paese, sollecitando appunto le forze politiche a mettere da parte divisioni e particolarismi.
Il documento di Confindustria prevede un'azione in due mosse: una terapia d'urto da realizzare nei primi 90 giorni di governo e contemporaneamente l'avvio delle riforme strutturali per modificare le condizioni di contesto.

Nella terapia d'urto si chiede, tra i vari punti, di ridurre il costo del lavoro intervenendo sul cuneo fiscale, abbassare i costi dell'energia, il pagamento dei 48 miliardi da parte della Pubblica amministrazione. Una manovra in totale da quasi 316 miliardi. Tra le riforme strutturali, una revisione di quella del mercato del lavoro, per renderlo più flessibile, riduzione della spesa pubblica, il calo del carico fiscale, la riforma del Titolo V della Costituzione per ridefinire il perimetro dello Stato. Una premessa fondamentale per realizzare quella che Squinzi chiama «la madre di tutte le riforme», e cioè la semplificazione normativa e burocratica, tassello fondamentale per rendere più facile fare impresa nel nostro Paese, ridare slancio agli investimenti ed attrarre aziende straniere, frenate non solo dal peso del fisco (il total tax rate è al 68% denuncia Confindustria) ma anche dall'incertezza delle regole e della burocrazia.

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