Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2013 alle ore 06:37.

My24

Ma il problema è sistemico: uno studio pubblicato ieri da Mediobanca stima in 21 miliardi il fabbisogno di capitale per aumentare la copertura dei crediti a rischio senza mettere in pericolo i parametri obbligatori di capitale del sistema bancario. Una cifra enorme, per un sistema già in apnea. È così che proprio Piazzetta Cuccia torna a rilanciare l'idea di una bad bank in cui far confluire sofferenze ed incagli. Un progetto che in Spagna ha funzionato ma che in Italia non si può mettere neanche sul tavolo, vista la mancanza di un interlocutore politico.

E allora? Meno credito per tutti, anche nelle aree più ricche. «Quello della liquidità e del circolante è il problema numero uno. Il 90% delle operazioni banca-impresa riguarda il breve-medio termine», dice Giovanni Grazioli, membro del direttivo della Piccola industria di Confindustria Bergamo. «Con un'aggravante – aggiunge –: i tassi d'interesse sono in costante crescita, mentre i Confidi registrano una continua diminuzione delle domande di garanzia».
Nel 2012 i Confidi in Lombardia hanno chiuso pratiche di garanzia per un valore di 80 milioni, oltre 20 milioni di euro in meno rispetto al 2011. «Ma il dato più significativo – aggiunge Grazioli – è che i Confidi hanno lavorato lo stesso numero di pratiche. Significa, cioè, che una volta ottenuta la delibera positiva, la banca o l'impresa hanno poi abbandonato l'operazione. Ma c'è un'altra situazione che ormai è evidente.

Sono in forte aumento le rinegoziazioni delle linee di credito concesse due o tre anni fa, sprattutto quelle con ipoteche immobiliare come garanzia. Alla luce dell'andamento del mercato immobiliare, infatti, gli istituti di credito hanno svalutato il valore del pegno, magari chiedendo il rientro di parte dell'affidamento».
D'altronde su Bankitalia, e a cascata sulle banche, incombe la scadenza di fine 2013, quando la vigilanza diventerà europea. A quella data – e l'interesse è di tutti – Via Nazionale vuole presentarsi con un sistema dai conti completamente in ordine, inattaccabile. È così che il 2013 si preannuncia come un anno di passione, per tutti: dai regolatori ai consiglieri delegati, dai direttori di filiale ai clienti.

«Magari la banca ti chiama per rientrare e poi finisce per rinegoziare il prestito, ma in ogni modo la fotografia è quella di una situazione davvero difficile», sottolinea Fabrizio Ferrari, presidente della Piccola industria di Confindustria Genova. «Siamo al quinto anno di crisi – dice ancora – e non vediamo grandi cambiamenti. Anzi, tra la fine del 2012 e l'inizio del nuovo anno, abbiamo fatto passi indietro. E lo Stato non paga quanto dovuto, come nel caso di Industria 2015. Solo nell'area di Genova le aziende aspettano 28 milioni di euro per progetti di innovazione e ricerca già realizzati».

Shopping24

Dai nostri archivi