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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2013 alle ore 09:12.

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Gianni Marongiu (ImagoEconomica)Gianni Marongiu (ImagoEconomica)

Esistono gli economisti grillini? Ci sono degli studiosi di economia e di fisco che "parlano con Beppe"? O, per lo meno, che vengono cercati dagli "amici di Beppe"? Il Movimento Cinque Stelle si presenta come una galassia estremamente articolata, in cui le cose cambiano rapidamente. Gli impulsi e gli umori prodotti dalla cronaca e dalla quotidianità si sovrappongono, si mescolano, orientano e vengono orientati dalle più diverse spinte riflessive e dalle più diverse impostazioni culturali. Euro si, euro no. Globalizzazione sì, globalizzazione no. Il problema dei debiti pubblici nazionali. La questione fiscale. In questo momento è difficile comprendere quale possa essere la sintesi razionale di spinte e controspinte permeate dall'emotività del voto di protesta. Di certo, in un contesto così complesso, ci sono alcuni economisti e alcuni fiscalisti – alcuni con opzioni culturali diverse se non contraddittorie le une rispetto alle altre - che vengono citati e ripresi da quel popolo del web che forma il cuore politico dell'arcipelago grillino.

Gianni Marongiu, 75 anni, è professore ordinario di scienze delle finanze all'università di Genova. Non è un cattedratico puro. È stato sottosegretario alle finanze del primo governo Prodi. Proprio l'elemento geografico rappresenta il tratto di unione materiale con il Movimento Cinque Stelle. O, per meglio dire, con Beppe Grillo.

Professore, lei è stato più volte citato da Beppe Grillo nei suoi comizi. Come è andata?
Guardi, glielo racconto volentieri. Un giorno viene a trovarmi un mio ex allievo. Non le dico il nome per una questione di privacy. Si tratta di un ragazzo brillante. Mi dice: "Professore, potrebbe darci qualche idea in campo fiscale?". Io gli rispondo: "Volentieri, a condizione però che le mie idee non vengano distorte".

E, poi, dopo quell'incontro?
Una sera mi chiama un amico. Lui era in piazza a Genova, ad assistere a un comizio di Grillo. Io, interista accanito, stavo guardando il derby Inter-Milan. "Guarda che Beppe ti ha citato. Dice che sei il più grande fiscalista d'Europa". Ridendo gli replico: "Sì, del mondo".

Professore, dopo Genova, Grillo l'ha citata in diverse occasioni. A Savona, a Portogruaro. Quali idee ha trasmesso al suo ex allievo grillino?
Prima di tutto, ho trasmesso l'auspicio personale che questo movimento, la cui condanna del cattivo uso del denaro pubblico e dell'attuale legge elettorale sono condivisibili, passi dalla protesta alla costruzione. Glie l'ho detto al mio allievo: dovete ricostruire.

E nel merito delle idee fiscali?
Ho provato a trasmettere alcune semplici idee. La necessità più importante è la certezza del diritto tributario. Dobbiamo realizzare un codice tributario autonomo. Siamo l'unico Paese europeo che non ce l'ha. L'abuso dei decreti legge crea un sistema instabile. Ogni 100 euro di tasse il costo dell'obbedienza fiscale è stimato fra i 12 e i 13 euro. Se c'è stabilità del diritto il costo dell'obbedienza fiscale cala. Lei si ricorda l'espressione "fare la Vanoni"?

No.
Si vede che lei è giovane. Una volta si diceva "fare la Vanoni" intendendo pagare le tasse. Il sistema di Ezio Vanoni era relativamente semplice. L'obiettivo deve essere quello: più il regime muta, più gli evasori e gli elusori hanno alibi.

Quanto tempo servirebbe per farlo?
Si tratta di una riforma a costo zero. Il lavoro su questo codice già esite. È stato redatto da un gruppo di professori e di professionisti. Naturalmente, si può migliorare. Ma in ogni caso basterebbe una legge delega.

Chi è Mauro Gallegati, l'economista più ascoltato da Grillo (che ha presentato Stiglitz a Beppe)

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