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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2013 alle ore 17:17.

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L'ingresso dell'Esma, la scuola ufficiali della Marina argentina, trasformata in centro di detenzione e tortura durante gli anni della dittatura (Reuters)L'ingresso dell'Esma, la scuola ufficiali della Marina argentina, trasformata in centro di detenzione e tortura durante gli anni della dittatura (Reuters)

«È un momento di grande speranza». Jorge Ithurburu, presidente dell'Associazione 24 marzo, storica organizzazione parte civile nei processi contro i militari argentini in Italia, non nasconde una certa commozione per la nomina di Jorge Bergoglio a Papa e respinge le accuse di chi guarda con sospetto ai rapporti tra l'arcivescovo di Buenos Aires e la giunta militare negli anni della dittatura. «Una cosa - ha dichiarato all'agenzia Agi - è la responsabilità della chiesa cattolica come organizzazione, altra quella dei singoli. Bergoglio all'epoca non era neanche vescovo e di sue responsabilità individuali non c'è traccia».

Le ombre sul passato di Bergoglio sono legate al rapimento di due gesuiti che lavoravano nelle comunità di base e ai quali l'allora responsabile locale della Compagnia di Gesù (Bergoglio fu Provinciale tra il 1973 e il '79, la dittatura durò dal 1976 al 1983) chiese di ritirarsi poco prima del golpe. I due sacerdoti rifiutarono e, subito dopo il colpo di Stato, furono rapiti e rinchiusi presso l'Esma (la Escuela de Mecánica de la Armada, ovvero la scuola ufficiali della Marina argentina, trasformata in centro di detenzione e tortura) da dove vennero rilasciati circa sei mesi dopo.

«È evidente», spiega Ithurburu, «che l'episodio può essere letto in due modi: i capi dei due gesuiti sono responsabili di averli lasciati soli, oppure si può pensare che gli stessi capi siano intervenuti per ottenerne la liberazione. Propenderei per la seconda ipotesi: l'Esma non liberava nessuno per caso. Ma nessuno nella Chiesa ammetterà mai che è stata condotta una trattativa segreta. La Chiesa non parla di queste cose. La liberazione dei due sacerdoti resta però un fatto».

Ithuburu ricorda anche come fu Bergoglio a rilasciare l'autorizzazione affinché Esther Ballerino de Careaga e Maria Ponce de Bianco, due madri di Plaza de Majo, assieme alla missionaria francese Leonie Douquet, fossero seppellite nella chiesa di santa Cruz dove erano state uccise l'8 dicembre 1977. «E anche questo», rileva, «è un fatto».

In definitiva, secondo il presidente dell'associazione 24 marzo, «non toccava certo a Bergoglio spendersi pubblicamente in quegli anni. Non aveva ruoli di responsabilità nell'episcopato, non sedeva nella conferenza episcopale: di 33 vescovi soltanto 5 si espressero nettamente contro i crimini della giunta. Ho invece notizia del suo lavoro di mediazione per salvare vite in pericolo».

Ma quello che più conta, rileva Ithurburu, è il Bergoglio di questi ultimi anni. «La sua evidente opzione per i poveri, l'uomo che viene invitato a pranzo da una comunità di base e si alza per lavare i piatti, l'enorme lavoro sociale di tantissimi sacerdoti nelle bidonville e a favore dei nuovi immigrati. Sicuramente», aggiunge, «ha un carattere forte e per discutere con lui bisogna accettare le sue regole: la presidente Kirchner, con cui ha avuto più di un contrasto, ne sa qualcosa. Ma la sua elezione», conclude, «è innanzitutto un segno di speranza».

La presidente delle Madres: unica Chiesa liberatrice è quella sul campo
La Chiesa che comanda non è mai stata liberatrice; l'unica chiesa liberatrice è quella che si fa sul campo, dove l'uomo si occupa dell'uomo e dove si approvano e si portano avanti i progetti. La Chiesa formale ha sempre oppresso". All'indomani dell'elezione al ministero petrino di Jorge Mario Bergoglio, un duro attacco alla Chiesa arriva dalla presidente delle "Madres de Plaza de Mayo", l'argentina Hebe de Bonafini, nel corso di una conferenza stampa a Pescara.

«So che siete qui perché volete sentirmi parlare del Papa - ha detto de Bonafini ai cronisti presenti - ma voglio parlare molto poco di lui. Noi Madres abbiamo avuto rapporti solo con sacerdoti del Terzo Mondo - ha aggiunto - e siamo state le uniche a fare ricerche sui preti scomparsi in Argentina, questione sui cui la Chiesa ufficiale tacque».

A margine dell'evento, tornando sull'amen pronunciato poco prima per commentare l'elezione di Papa Francesco, la presidente delle Madres ha detto: «Ha presente cosa si dice alla fine di una messa? Ecco, 'amen' vuol dire quello. Lo interpreti come meglio crede», ha tagliato corto Hebe de Bonafini. Parlando dell'Italia, la presidente ha detto che «nel 1978 abbiamo avuto la fortuna di fare il nostro primo viaggio all'estero proprio in Italia», perchè Sandro Pertini «fu l'unico presidente ad aver rifiutato la dittatura».

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