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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2013 alle ore 15:00.

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A meno di una settimana dalla manifestazione organizzata dalla Comunità montana Valsusa e dal Movimento No Tav, il 23 marzo prossimo, in Val di Susa, per protestare contro la realizzazione dell'Alta Velocità, si fa strada l'ipotesi di una Commissione d'inchiesta parlamentare sulla Torino-Lione. A lanciare l'idea è Marco Scibona, eletto per il Movimento 5 Stelle in Piemonte al Senato. "La richiesta - spiega il neosenatore eletto in Piemonte nelle ultime elezioni politiche - sarà formalizzata non appena espletate le attività parlamentari propedeutiche alla formazione degli organismi funzionali e operativi del Parlamento e del governo". Una commissione d'inchiesta che dovrà riaprire il dossier Alta Velocità, tornare sul tema costi-benefici, affrontare il tema delle priorità in fatto di spesa.

La manifestazione
Il corteo del 23 partirà intorno alle 11 da piazza della Repubblica a Susa e arriverà a Bussoleno. Gli stessi otto chilometri di strada, spiega Renzo Plano, presidente della Comunità montana, della manifestazione pacifica No Tav della primavera scorsa. "La nostra iniziativa è nata prima delle elezioni politiche – spiega – non soltanto per esprimere ancora una volta il dissenso di cittadini e amministratori verso l'opera, ma anche per sensibilizzare il nuovo Parlamento su temi prettamente economici. In un Paese che ha rinunciato, per questioni economiche, alla presentazione del dossier per le Olimpiadi a Roma e in cui si sta discutendo della riduzione delle spese militari e degli investimenti in F35, vogliamo porre il tema della priorità delle spese anche rispetto alla Tav. Per una parte del Paese le priorità sono scuola, sanità, esodati, lavoro". Oggi stesso, anticipa Plano, "invierò una lettera di invito alla manifestazione a tutti i deputati e senatori eletti. Per la prima volta – aggiunge – il fronte No Tav ha una rappresentanza in Parlamento e questo renderà il livello di dibattito e discussione intorno all'opera più elevato". Prima della manifestazioni, i parlamentari del Movimento Cinque Stelle dovrebbero visitare il cantiere della Maddalena, dove sono in corso i lavori propedeutici all'opera.

Il voto e il fronte No Tav
Il voto di febbraio ha completamente cambiato i connotati alla protesta valsusina contro la Torino-Lione. E ha posto come referenti nazionali dell'opposizione all'opera i "Grillini". Dopo gli amministratori e i sindaci No Tav, protagonisti delle marce e delle proteste nei primi anni Duemila, dopo la contrapposizione netta tra Movimento No Tav e forze dell'ordine negli ultimi anni, ora tocca ai Cinque Stelle. Nelle piazze, come è stato durante la campagna elettorale e come sarà sabato prossimo in Valsusa. E anche in Parlamento. Proprio quel Parlamento che l'accordo tra Italia e Francia sull'Alta velocità non l'ha ancora ratificato. Nessuno dei quattro amministratori valsusini in lizza nelle scorse elezioni è stato eletto. Né i due del fronte No (Nilo Durbiano, primo cittadino di Venaus, per Rivoluzione civile di Ingroia, e l'ex prima cittadina di Avigliana Carla Mattioli, espulsa l'anno scorso dal Pd per le sue posizioni critiche sulla Tav e candidata in Sel). Né gli altri due del fronte favorevole all'Alta velocità (il sindaco di Rubiana Gianluca Blandino, candidato per Fratelli d'Italia, e Osvaldo Napoli, primo cittadino di Valgioie, nelle liste del Pdl). Il Movimento, dunque, ha assorbito quasi completamente il voto di protesta, come tutti a denti stretti si aspettavano, raggiungendo fino al 45% di consensi in alcuni comuni. Nella provincia di Torino, Grillo ha raggiunto quota 29,11% delle preferenze (4 seggi), risultando il primo partito, secondo al Senato dopo il Pd, con un quarto delle preferenze (25,73%) e tre senatori eletti. In alcuni comuni della Valle, il risultato elettorale del Movimento 5 Stelle ha raggiunto il 40-45% dei consensi.

Il futuro dell'opera
Ieri da Cannes il commissario straordinario del Governo Mario Virano è tornato a parlare dell'importanza strategica della linea ad Alta velocità Torino-Lione e degli eventuali costi derivanti dall'annullamento del progetto. "In Francia – ha spiegato - sono già state realizzate con soldi collettivi, italiani, francesi ed europei, diverse opere connesse e se non si realizza il tunnel di base qeste opere perdono di significato. Come minimo la Francia chiederebbe di essere risarcita". Il progetto definitivo dell'Alta velocità, aprovato il mese scorso, dovrà affrontare nelle prossime settimane l'iter presso il ministero dell'Ambiente per ottenere la Via, la Valutazione di impatto ambientale.

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