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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2013 alle ore 10:37.

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In gennaio lo stock del debito pubblico è cresciuto di 34,0 miliardi rispetto al mese precedente, raggiungendo un nuovo massimo storico, pari a 2.022,7 miliardi. È quanto si ricava dall'ultimo bollettino di finanza pubblica diffuso dalla Banca d'Italia.
L'incremento non sembra derivare, se non in una parte molto piccola, dalla formazione di nuovo fabbisogno, che è stato pari nel mese a 0,9 miliardi; inoltre, l'emissione di titoli sopra la pari e la spinta al rialzo dell'euro, complessivamente hanno dato un contributo alla riduzione dello stock, per circa 0,5 miliardi.

Sempre a gennaio, inoltre, il sostegno dei paesi dell'area dell'euro in difficoltà (si tratta della quota di competenza dell'Italia dei prestiti erogati dall'Efsf) è stato pari a 0,4 miliardi (e nel complesso il contributo dell'Italia al fondo salva-stati sinora ha raggiunto i 43,0 miliardi). Resta il fatto che nel nostro paese il livello del debito pubblico, che ha chiuso il 2012 a quota 127 per cento del pil, eccede in modo consistente la media dell'eurozona, che pure è notevole ed è in questo momento attestata al 90 per cento del prodotto interno dell'intera area. La Bce , del resto, ha appena segnalato, nel suo ultimo bollettino, che livelli particolarmente elevati del debito pubblico (superiori , cioè alla soglia del 100% del Pil) finiscono con l'avere un effetto negativo sulla crescita di lungo periodo. Resta quindi essenziale che il trend del debito pubblico torni rapidamente ad essere un trend in discesa.

Per quanto riguarda la sua composizione, i dati diffusi dalla Banca d'Italia dicono che il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 34,5 miliardi, quello delle Amministrazioni locali è invece diminuito di 0,5 miliardi e quello degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato.

Nel mese di gennaio, inoltre, le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio pubblico sono state pari a 30,75 miliardi, in aumento dello 0,8 per cento (0,2 miliardi) rispetto a quelle dello stesso mese del 2012. Bankitalia fa notare, in ogni caso, che per quel che riguarda le cifre relative alle imposte la significatività dei dati del mese di gennaio è limitata da disomogeneità nei tempi e nelle modalità di contabilizzazione di alcune entrate (la difformità temporale riguarda prevalentemente anticipi/slittamenti fra i mesi di dicembre e di gennaio).

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